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Pur essendo attivi da una decina di anni, i Notwist hanno all’attivo più collaborazioni che dischi. L’ultima di una lunga serie è quella intrapresa da Markus Acher, cantante e autore di quasi tutte le liriche di questo album, nei sorprendenti Lali Puna.
Tuttavia alla carenza di materiale i Notwist sopperiscono con dischi eccellenti. Come questo”Neon Golden”, pieno di divagazioni, di musica elettronica ma anche elettrica, di arrangiamenti orchestrali, ricchi e complessi. Suoni che poi, per qualche imperscrutabile ragione, suonano semplici e immediati, incredibilmente leggeri.
Per comprenderlo prendete l’incipit di “Neon Golden”. “One step insisde doesn’t mean you understand”, inizia solo con le corde pizzicate di un violino, a cui poi si affiancano il suono leggero degli archi, una tromba, qualche nota di piano. Tutto si scioglie in una fragile malinconia dalla bellezza accecante. E’ soltanto il più riuscito di dieci brani sempre splendidi, che coniugano la ricerca di nuovi orizzonti sonori e la scrittura di canzoni classiche. Gli esempi sono diversi. Vanno dal folk-blues di “Neon Golden”, che prende il volo grazie a una sognante coda di fiati, al ritornello soffuso che spunta in “Trashing days”. Ma anche a piccoli incantesimi di pop elettronico irregolare come “Pilot” o alla melodia appena più scura di “Pick up the phone”. Oppure alla passione per l’indolenza del migliore indie-rock, “One with the freaks”, giusto a metà tra i Sebadoh e gli ultimi dEUS.
Sullo sfondo appaiono intrecci ritmici preziosi e ricercati, l’attacco quasi drum’n’bass di “This Room” o gli scricchiolii che affiancano le note di banjo di “Trashing Days”. E come si diceva una freschezza che avvolge tutto e che è la dote migliore che “Neon golden” porta con sé. In questo modo si arriva in fondo giusto in tempo per gustare “Consequence”, una ballata colma di grazia ed emozioni, appena sporcata di elettronica. Che lascia stupefatti, come tutto il disco che chiude.