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Le quattro tracce di “Ringer” sono essenza folktronica applicata ai canoni più classici della cassa in quattro. Kieran Hebden opera dunque uno spostamento di asse che va letto come l’evoluzione di quanto già avvertito ai tempi del singolo “Pockets”, pubblicato in occasione dell’uscita di “Four Tet Dj-Kicks”. Certi ricami, così come tutto il sostrato sonoro di questi pezzi, inquadrano strutture familiari ad un Nathan Fake e le modellano entro una personale prospettiva votata al dance floor.
I 10 minuti della title track contengono una naturale tendenza verso un’ossessione fisica leggera, fatta di ripetizione ed evoluzione, ed esprimono un suono techno che si libera sopra paesaggi dai colori pastello.
E’ “Ribbons” il magma minimal, il colorato e non violento mood di una dance delicata e fiorita. “Swimmer” sperimenta cadenzate aperture ambient tanto che starebbe tutta in un capitolo della serie “Pop Ambient” della Kompakt. “Wing Body Wing” è ritmo puro, ipnotico e vivo.
Hebden non si scompone mentre plana verso la minimal techno.
“Ringer” convince e, indipendentemente da quello che verrà in futuro, rappresenta un ottimo esercizio di talento trasversale.