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Esplosioni sonore. Sono quelle che stanno per portare gli A place to bury strangers in Italia nel mini tour di tre date, organizzato da New Life Promo, che inizierà il 2 dicembre dal Bronson di Ravenna, per poi proseguire il 3 al Blackout di Roma e il 4 al Deposito Giordani di Pordenone. La band newyorchese è forte di due dischi acclamati da critica e pubblico. Dopo l’esordio omonimo nel 2007 per l’etichetta indipendente Killer Pimp, il successivo “Exploding head”, pubblicato l’anno scorso, segna l’approdo a una majore come la Mute records. In ogni caso i due lavori sono segnati dalla stessa cifra stilistica, ovvero riff, volumi e potenza sonora, che si innestano in brani segnati da una creatività fuori dal comune, in cui il rock viscerale si mescola con al new wave. Alla viglia dell’atteso tour italiano il chitarrista e cantante della band, Olivier Ackermann, ha parlato della lavorazione dei nuovi brani e in generale della loro musica.
Quali sono i vostri progetti per il futuro e per il prossimo disco?
“Abbiamo sempre un continuo processo creativo e tentiamo di lavorare su più cose possibili allo stesso tempo. Durante ottobre ho scritto circa trenta canzoni e abbiamo iniziato a risentirle e controllarle attentamente. Probabilmente inizieremo a restringere il numero di questi brani quando capiremo quali possono suonare bene nello stesso album e dopo riprenderemo a scriverne altri. Ci vorrà molto per concludere ma siamo davvero eccitati all’idea. Non mi era mai capitato di scrivere così tante canzoni in un lasso di tempo così breve e penso possano venirne fuori delle cose davvero interessanti. Quasi sicuramente inizieremo a registrare il nuovo disco da soli, quindi abbiamo costruito alcuni preamplificatori ed effetti appositamente per l’album, oltre ad aver risistemato lo studio per poter eseguire alcuni esperimenti sonori. Inoltre ho costruito nuovi pedali, registrato molti video e costruito amplificatori e luci per il nuovo spettacolo dal vivo”.
Quali sono a tuo parere le maggiori differenze tra i vostri due lavori?
“Penso che il disco d’esordio era molto di più espressione di canzoni scritte senza nessun progetto che poi le avrebbe trasformate in un album. Con “Exploding head” avevamo sin dall’inizio l’intenzione di creare un disco quindi abbiamo preso il tempo necessario e lavorato come se tutti i brani dovessero far parte di un unico lavoro, registrando con molta attenzione”.
Quali gruppi e artisti hanno influenzato maggiormente la vostra musica?
“Credo che alcune delle mie più importanti influenze nella creazione musicale siano state le band del momento e le band con cui sono cresciuto. Quando ero al liceo io e il mio amico andavamo a vedere i nostri amici fare pratica e provare a suonare per tutto il tempo ed erano pessimi, avrebbero scritto delle epiche rock song che ci avrebbero fatto venire il dolore al collo a furia di fare headbanging”.
Il vostro approccio in studio è diverso da quello sul palco?
“Assolutamente, sono due cose completamente diverse nella mia mente. Nei live controlli uno spazio e quello che avviene in quello spazio per un certo periodo di tempo. In un disco creiamo uno spazio solamente suonando, sperimentando e lavorando su qualcosa che necessita di mesi di lavoro”.
Come descriveresti la musica degli A place to bury strangers in sole tre parole?
“Drug, Fuck, Kill”.
(di Francesco Melis)
26 novembre 2010
foto di Todd Roeth