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La prima cosa che viene in mente ascoltando “Swim and Sleep (Like a Shark)”, singolo estratto dal secondo album degli Unknown Mortal Orchestra (intitolato appunto “II”) è di controllare le date. Si scartabella online ed ecco che, sì, in effetti la canzone è stata pubblicata dalla loro nuova etichetta Jagjaguwar il 18 settembre 2012, dunque si tira un sospiro di sollievo. Non sarebbe stato bello bollare questo episodio della UMO, band che noi qui di Kalporz amammo da prima che divenne di dominio pubblico (vedi link), come un tentativo di instradarsi sulla scia aperta, o meglio spalancata, dai Tame Impala. Essendo invece il singolo uscito praticamente in contemporanea con “Lonerism” ciò vuol dire che quella batteria ovattata, quel sound psichedelico sixties, quelle doppie voci filtrate che ritroviamo sia in “II” che nell’album pluridecorato del 2012 sono elementi naturali, diremmo quasi “inevitabili”, nel sound attuale della band americana/neozelandese, non una volontà di allinearsi ad una specie di “moda”.
Del resto che l’Orchestra Sconosciuta e Mortale avesse dei gran numeri di personalità, beh, questo l’avevamo capito fin da subito dal loro ep del 2010 e dal primo album omonimo del 2011, dunque nessuna sorpresa. Qui in “II” il trio focalizza il songwriting, a partire dall’iniziale “From the Sun”, un arpeggio in stile ballad che si evolve poi in un sound beat modernizzato, collante di tutto l’album, ma anche nelle successive “So Good at Being in Trouble” dal calore soul o in “One at a Time” dove la Unknown Mortal Orchestra torna al suo “classico” style funk-seventies.
“II” fa venire voglia di mettere su un film di Tarantino e di utilizzarlo come compedio visivo a questo ben-di-dio di riff che si canticchiano, di chitarre fuzz, di fruscii che danno un tono all’ambiente, per cui se qualcuno farà notare che effettivamente in tutto ciò non c’è nulla di nuovo, gli si può ricordare che anche in “Lonerism” non c’è fondamentalmente niente di mai sentito. E’ la formula complessiva che conta, è il sentore di avere tra le mani un disco che, nonostante qualche canzone gregaria (“Monki” e “Secret Xtians”), ora funziona.
Chissà domani.
71/100
(Paolo Bardelli)
28 gennaio 2013