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La creatività artistica non la puoi controllare, guidare a comando, va e viene. Quella di Ty Segall non se n’è mai andata, è sempre lì, pronta a stupirci. Ty Segall, ingenuamente, aveva provato a prendersi una pausa dalla musica, ma quando sei l’artista americano più prolifico degli ultimi dieci anni, è difficile porre limiti al proprio estro creativo. E così dopo nemmeno un anno dall’uscita di “Twins” (ottobre 2012), Ty Segall ritorna sulla scene e per di più in una veste inedita: pubblica un disco completamente acustico, addio a distorsioni e suoni fuzz. Il lato elettrico, fatta eccezione per gli interludi elettrici presenti in “The man Man man” e “Queen Lullabye”, è abbandonato completamente. Una scelta, a sentire lo stesso Ty Segall, spontanea e casuale. L’impianto originario dell’album, che nella mente di Ty Segall non doveva essere un disco destinato alla pubblicazione, è una serie di demo registrati in presa diretta, con un sound diverso dal solito, più introspettivo ed intimista. Questa idea di fondo si riflette poi nella forma finale assunta dal disco, una raccolta di dieci ballate da concerto acustico (in un piccolo club). Cambia quindi la forma dei brani, che assumono contorni melodici e armonici mai raggiunti prima. C’è da dire però che il linguaggio musicale di Ty Segall resta pressoché inalterato, l’approccio è quello lo – fi di sempre e non è il caso di lanciarsi in paragoni con folk singer passati, presenti e futuri.
“Sleeper” è il classico album di passaggio nella carriera di un musicista, Ty Segall dopo varie gioie discografiche (l’exploit del 2012) e qualche dolore familiare (la morte del padre e il rapporto difficile con la madre) si lascia trasportare dagli eventi, improvvisa un nuovo se stesso artistico, che alla fine è sempre quello vecchio. E’ cambiata sola prospettiva, ed è quella del buco della chitarra acustica. Le trame chitarristiche in acustico costituiscono di fatto il nucleo centrale e portante del disco, anche se talvolta l’arrangiamento dei brani è arricchito da parti di viola e violino (“Sleeper” , “She don’t care), che dilatano i tempi. A rendere il ritmo incalzante e coinvolgente ci pensano le sferzate country, blues (“The West” “6th Street”), il cantato in semi-falsetto (”Crazy”) e il battere il tempo al suon del tamburello.
In definitiva la svolta acustica di Ty Segall convince, se ne attendono al più presto gli sviluppi, il 2014 può essere l’anno buono.
75/100
(Monica Mazzoli)
5 settembre 2013