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Ricordate gli Iceage di “New Brigade”, debut album intriso di post-punk diretto e corrosivo? Ecco, dimenticateveli: gli Iceage che si presentano alla loro terza prova discografica sono una band molto diversa.
“Plowing Into the Field of Love”, questo il titolo, mostra un gruppo ormai musicalmente maturo che suona in modo completamente differente rispetto agli esordi. Ed anche se da queste prime parole può sembrare che i quattro musicisti scandinavi una mattina si siano alzati ed abbiano deciso di mutare il loro stile, non è esattamente così. Gli Iceage attuali sono il frutto di una naturale evoluzione, una crescita esponenziale dal punto di vista compositivo e dell’approccio al singolo brano, che ha avuto come giro di boa “You’re nothing” il secondo disco pubblicato l’anno scorso.
Ora questo “Plowing Into the Field of Love”, che pare in parte scombinare le carte, vede la band completamente a suo agio in una new wave sporcata di blues. A sentire i primi pezzi dell’album parrebbe quasi che gli Iceage si siano chiusi in una stanza per studiare e ripassare tutta la discografia dei Birthday Party e dei Bad Seeds più rumorosi. In particolar modo “Lord’s Favourite” ma anche la deflagrande “How Many”. “Forever” ammalia con il passare dei minuti, così all’interno del disco si viene trascinati in un vortice di emozioni.
Se cercate un disco con sperimentazioni sonore girate al largo, se invece sperate di trovare un album che ad ogni ascolto colpisce e travolge, questa nuova fatica degli Iceage fa al caso vostro.
79/100
Francesco Melis