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Nella vita di alcuni ragazzini nerd c’è un momento in cui smettono di essere ragazzini nerd e diventano improvvisamente o quasi dei tizi interessanti. Di storie così ne è piena la storia, se ci pensate. Con le dovute cautele, forse possiamo dire che sta succedendo la stessa cosa a Will Toledo aka Car Seat Headrest, pallido e occhialuto ventitreenne della Virginia, che ha appena firmato per la prestigiosa Matador Records il suo primo importante contratto discografico.
Il coronamento di un sogno, visto che Toledo dietro la giovane età nasconde una produzione – anzi, autoproduzione – discografica incredibile: prima della Matador, ben undici dischi tra LP ed EP, tutti registrati e prodotti da solo. Ed è proprio la solitudine e l’autonomia a contraddistinguere la storia di questo piccolo Stakanov musicale: molte delle canzoni, anche quelle finite dentro “Teens Of Style” sono state scritte e composte in situazioni di isolamento sociale, in cameretta, nel dormitorio del college mentre i compagni di stanza erano fuori a bere, o alla guida della macchina scassata dei genitori (da qui il suo pseudonimo).
E come può suonare la musica di un post-adolescente americano di provincia con dei problemi di relazioni sociali se non come un indie-rock sporco e distorto da atmosfere lo-fi? In “Teen Of Style” infatti confluiscono tutti gli aspetti tipici di quell’età – gli amori, le delusioni, il senso immotivato di fallimento, i discorsi a vuoto sui massimi sistemi, sulla religione, sulla morte, sul significato della vita eccetera eccetera ecceterissima – e vengono suonati con uno stile fortemente in debito verso la grande tradizione indie/alt-rock americana (Guided By Voices, Grandaddy, The Replacements, Dinosaur Jr…intesi?) ma che al tempo stesso presenta un’energia e una facilità melodica che non si incontrano molto spesso (e già dovevano avvertirci di questo gli undici dischi autoprodotti da Toledo).
Basta prendere ad esempio “Something Soon”, il singolone primo estratto, un pezzone multi-intensità che racconta molto bene le turpe esistenziali del ragazzo, un senso di attesa del cambiamento di vita che diventa sempre più motivo di urgenza e disperazione (“I want to break something important / I want to kick my dad in the shins”). E non a caso, è il pezzo migliore del disco, con il suo finale di chitarre noise e urla infuocate.
A dire la verità, la tendenza a incendiare la code delle canzoni innalzando muri di suono e tedio adolescenziale nel testi va ben oltre la singola “Something Soon”, e anzi si avverte in tutti i pezzi del disco: così “Times To Die”, in cui Toledo scherza sulla religione, sul senso del dovere, sul bisogno di un lavoro e sul senso di morte che questo gli provoca; oppure “psst, teenagers, take off your clothes”, in perfetto stile punk-rock, che racconta delle pulsioni sessuali che non riesce a soddisfare; o anche “The Drum”, un inno che nessuno canterà (“This is our lifetime / I am his creator”); e infine “Oh! Starving”, che trasmette più serenità sul futuro, con un piano cadenzato che lascia spazio e sudore alle schitarrate steel sul finale.
“Teens Of Style” è quindi un disco che vive una bizzarra contraddizione interna: da una parte è un’opera antologica, in cui tutta la produzione precedente di Toledo viene compressa in undici canzoni; dall’altra è un disco d’esordio, che serve alla Matador per presentare un lavoro più corposo e ricco in uscita nel 2016 (“Teens Of Denial”). Ma è proprio nel suo essere una cosa e al tempo stesso il suo contrario che dimostra la sua coerenza: d’altronde Will Toledo è un ancora nerd, ma sta per diventare un tizio davvero interessante.
76/100
Enrico Stradi