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Giovedì scorso l’anteprima esclusiva del primo estratto, oggi quella dell’album, intitolato “Silk Around The Marrow”. Ci sta viziando un po’ troppo, Dagger Moth. La cantautrice ferrarese infatti ha scelto Kalporz per offrire a tutti i suoi fans il primo ascolto del suo secondo disco, che per noi è un piccolo gioiello.
Ma non vogliamo spendere più di tante parole, perché arriverà poi successivamente la recensione. Meglio lasciare alla stessa Sara Ardizzoni descrivere il suo “parto”:
“Rispetto al primo album questo secondo lavoro ha avuto una gestazione più breve ma più complessa. Il debutto omonimo come Dagger Moth era nato come una trasposizione eterogenea e scarna dei brani che già da alcuni mesi avevo iniziato a testare dal vivo, ben prima di entrare in studio. Per i brani di “Silk Around the Marrow” avevo in mente delle atmosfere ben precise a cui dar forma seguendo un percorso inverso rispetto a quanto fatto ormai 3 anni fa: tra gennaio 2015 e la scorsa estate ho messo in stand by l’attività live per un po’, per raccogliere in solitudine idee ed arrangiamenti – tra chitarre, voci e suoni più sintetici – con una ventina di bozze casalinghe, in seguito passate al setaccio e rifinite prima di entrare in studio durante l’autunno (svariate parti di chitarra partorite comodamente nel mio salotto hanno poi trovato posto direttamente sul disco… ). Nei mesi invernali le registrazioni si sono divise tra il Cosabeat studio di Franco Naddei (per le parti di elettronica e il mix) e l’homestudio di Antonio Gramentieri (per molte delle mie take di chitarra). E qua e là sia Franco che Antonio hanno anche imbracciato i rispettivi strumenti per aggiungere note di colore alla tavolozza. Ho poi avuto l’immenso piacere di coinvolgere il mio guitar(anti)hero di sempre, Marc Ribot, con una proposta inusuale, data la carriera del personaggio: contribuire con delle parti di voce ad un brano. Un sogno che covavo da anni…
Amo sempre perdermi in una varietà quasi schizzofrenica di ascolti e influenze ma credo che, a livello di produzione, questo lavoro abbia una veste più omogenea rispetto a molte delle cose che ho fatto in passato. Ad avvolgere il tutto c’è sempre un punto di vista femminile, anche se probabilmente è quello di una donna non del tutto “convenzionale”. Nel carattere dei brani spesso ho sentito confluire qualcosa di corporeo, quasi fisiologico, deperibile ma vitale, crudo, organico, una dimensione che comunque raramente riesco a scindere da quella mentale, in una visione tanto onirica quanto concreta. Non a caso il brano che chiude il disco divaga tra buchi neri, metafisici e cosmici, spazi che fanno ritrovare la misura vera delle cose”.
L’album digitale è già disponibile sulla pagina Bandcamp di Dagger Moth.
I credits completi dell’album potete trovarli nell’articolo della scorsa settimana, le prossime date live di Dagger Moth anche qui inserite in una foto di Davide Pedriali (autore pure dello scatto in alto).
(Paolo Bardelli)