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Per una volta la copertina dice già tutto: “Bonito Generation” è indubbiamente e indubitabilmente il più accreditato esempio 2016 di college-pop (una canzone si intitola pure “Graduation”). Un diploma da high school, intendiamoci, d’università nemmeno la traccia.
Il trio londinese suona fresco e giocoso grazie ai suoni da videogame ma soprattutto al cantato mezzo in inglese mezzo in giapponese di Sarah Midori Perry, una particolarità che conferisce al tutto la cornice giusta. Un po’ Nintendo, un po’ Taito. Non guasta inoltre il format mignon dei pezzi, che a fatica superano i tre minuti. Ma grattando sotto la superficie non c’è nulla di considerevole, questo lo potete immaginare, no?
Rap elementare (“Break”), pop modello-CSS (“Try Me”), squarci di dance primi anni ’90 (“Lipslap”), ritornelli very-catchy (“Fish Bowl”), il primo album dei Kero Kero Bonito si mantiene su questo livello da aperitivo estivo per ragazzetti. In pratica, come un Bacardi Breezer.
Che qualche volta si può essere anche un po’ frivoli e indulgenti, poi meglio tornare ad essere intransigenti e finanche un po’ cagacazzo.
62/100
(Paolo Bardelli)