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Ho una teoria: viviamo un’epoca intimamente estetica. Non una “estetica” intesa come “ricerca del bello”, piuttosto un direzionarsi verso una immagine perfetta in senso cosmetico. Un’estetica costruita in laboratorio che ha sempre più per oggetto l’intimo , il minimale. Ora si può riuscire a far diventare il quotidiano poesia, e questo è proprio il compito dei poeti, ma non è mica facile e non ci riescono mica tutti quelli che postano le foto su Instagram. Questo è lo sfondo – a mio parere – che fa da humus anche a buona parte di quello che va ora. L’esempio di St. Vincent è esemplare: svolta in immagine, plastifica il suono, e tutti pendono dalle sue labbra quando invece Annie, che è una che di sostanza se ne intende, aveva prodotto in passato lavori profondi mentre oggi è interessata alla forma. Oppure basti pensare a Lorde, che Stereogum mette al 1° posto degli album migliori del 2017 così come fanno tantissime altre webzine: puro pop da ragazzotti cresciuti a Disney Channel che anni fa non avrebbe potuto trovare spazio in un magazine serio ma che oggi – evidentemente – è il “pop che si deve fare nel 2017”, come direbbe il mio amico Piero. È evidente lo scollamento – a livello di gusti – tra il sottoscritto e questa estetica dominante, e il problema, verrebbe da dire, è mio. Non posso certo cambiare lo zeitgeist. Ma posso invece non appoggiarlo o sostenerlo, e spiegare le ragioni per cui a quello che io considero un po’ plastificato oppongo una EERA, una norvegese di base a Londra che manifesta un groviglio di sentimenti non pacificati in cui più mi riconosco, tra un’insoddisfazione latente e una dolce nostalgia del passato. Che poi c’è musica che, seppure all’interno della perfezione formale, si spinge fino in fondo fermandosi un centimetro prima del manierismo: sono i Grizzly Bear, mai come quest’anno dei pittori barocchi con una padronanza estrema della materia musicale e un amore inconfessato per la new-wave. Poi ci sono gli esperimenti (e sono sempre affascinato da chi sperimenta…) come quello di Sufjan Stevens, Nico Muhly, Bryce Dessner e James McAlister, un album di difficile equilibrio che però riesce ad alternare il pop maturo, l’elettronica più neutra, l’ambient evoluta con qualche tocco di musica sinfonica. Il mio non avere più 20 anni (“veciooooo” mi ha detto sempre Piero quando ha letto la mia top-10) è manifestato invece dalle mie scelte successive, Waters e Corgan, che per motivi diversi hanno fatto dischi in cui hanno messo totalmente loro stessi, la loro personalità: Waters con quella sua cifra stilistica che rimarrà icona nei secoli dei secoli (anche se a fine anno mi piace di meno di quando era uscito), Corgan invece con quella rilassatezza e padronanza delle cose che solo un neo-papà può avere. Nel “lato b” della mia classifica si è fatta strada l’electro scura di Kelly Lee Owens e il classic-rock di Ryan Adams, che ha fatto lo stesso album di The War On Drugs senza quella patina (per me insopportabile) di “estetica finto-vintage ’80” (e anche in questo a mio parere c’è una cosmesi manifesta di sembrare eighties senza esserlo) di Granduciel. E se Charlotte Gainsbourg è (già) un’artista a tutto tondo senza etichette e senza tempo, i King Gizzard sono fuori dal loro tempo per altri versi: istintivi, istrionici, tecnici, rumorosi, eccessivi, tutte qualità che riportano in quel percorso psichedelico che tanto ha dato (quello sì) agli Anni ’10. In ultimo, la cool britannia che ritorna, quella dei Wolf Alice, forse anche loro più adatti agli anni ’90 (non a caso scelti per la soundtrack di Trainspotting 2) che per i tempi attuali.
Questi tempi passeranno, le mode passeranno, è normale. Nel frattempo io vado alla ricerca di queste briciole sparse qua e là.
Top-10 Albums 2017
1. EERA, “Reflection Of Youth”
2. GRIZZY BEAR, “Painted Ruins”
3. SUFJAN STEVENS, BRYCE DESSNER, NICO MUHLY, JAMER McALISTER, “Planetarium”
4. ROGER WATERS, “Is This the Life We Really Want?”
5. WILLIAM PATRICK CORGAN, “Ogilala”
6. KELLY LEE OWENS, “Kelly Lee Owens”
7. RYAN ADAMS, “Prisoner”
8. CHARLOTTE GAINSBOURG, “Rest”
9. KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD, “Flying Microtonal Banana”
10. WOLF ALICE, “Visions Of A Life”
Top-75 Songs 2017
1) SUFJAN STEVENS, BRYCE DESSNER, NICO MUHLY, JAMER McALISTER, “Saturn”
Una canzone è come un viaggio spaziale: c’è il fluttuare nello spazio, l’accelerazione e l’atterraggio impazzito. Da mandare in orbita come un novello messaggio di Arecibo.
2) SUFJAN STEVENS, “Wallowa Lake Monster “
Più l’ascolto e più mi commuovo. Deve toccare delle corde che nemmeno io conosco. So solo una cosa: mi fa pensare intensamente alla mia mamma.
3) GRIZZLY BEAR, “Mourning Sound”
Suona commerciale, ma è l’eterno farsi e disfarsi della new wave, qui con tipico grizzly-style.
4) PHOENIX, “Ti Amo”
Un gelato al fiordilatte?
5) EERA, “Survived”
Una dolente preghiera per sopravvivere.
6) BECK, “I’m So Free”
Scatenarsi non è un’opzione, è d’obbligo.
7) JESSICA LEA MAYFIELD, “Sorry Is Gone”
Tenera come l’adolescenza.
8) PALE HONEY, “Get These Things out Of my Head”
La ricetta per fare una canzone muoviculo “rockettara” è la stessa nei secoli dei secoli, e le Pale Honey la conoscono: batteria avanti e pedalare con la chitarra elettrica.
9) WOLF ALICE, “Planet Hunter”
Come mischiare dolcezza e rabbia.
10) WILLIAM PATRICK CORGAN, “Half-Life Of An Autodidact”
Giungere a metà della propria vita… essere audidatta… che sia autobiografica? Per questo splendidamente sincera in quel suo andamento western.
11) KELLY LEE OWENS, “Anxi”
12) DREAM WIFE, “Somebody”
13) GRIZZLY BEAR, “Neighbors”
14) CHARLOTTE GAINSBOUG, “Ring-a-Ring O’Roses”
15) SUFJAN STEVENS, BRYCE DESSNER, NICO MUHLY, JAMER McALISTER, “Mercury”
16) JAPANESE BREAKFAST, “Diving Woman”
17) SHABAZZ PALACES, “Shine a Light” (feat. Thaddillac)
18) DELICATE STEVE, “Winners”
19) BECK, “Dear Life”
20) GRIZZLY BEAR, “Cut Out”
21) THE BLACK ANGELS, “Grab As Much (as you can)”
22) SOULWAX, “Missing Wires”
23) RADIOHEAD, “I Promise”
24) ROGER WATERS, “The Last Refugee”
25) EERA, “Christine”
26) ALDOUS HARDING, ““Imagining My Man”
27) TORRES, “Skim”
28) THE CHARLATANS, “Plastic Machinery”
29) SIR SLY, “High”
30) MARIKA HACKMAN, “Boyman”
31) SUFJAN STEVENS, BRYCE DESSNER, NICO MUHLY, JAMER McALISTER, “Jupiter”
32) THE NEW PORNOGRAPHERS, “Clockwise”
33) FURIOUS GEORGE, “Nothing Special at All”
34) BECK, “Colors”
35) WOLF ALICE, “Yuk Foo”
36) TEMPERS, “Further”
37) KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD, “Doom City”
38) THE NATIONAL, “The System Only Dreams in Total Darkness”
39) BONOBO, “Outlier”
40) LORD HURON, “The Night We Met”
41) SUFJAN STEVENS, BRYCE DESSNER, NICO MUHLY, JAMER McALISTER, “Neptune”
42) MARIKA HACKMAN, “My Lover Cindy”
43) WILLIAM PATRICK CORGAN, “The Spaniards”
44) THE NEW PORNOGRAPHERS, “High Ticket Attractions”
45) KLANGSTOF, “Resume”
46) GRANT LEE-PHILLIPS, “Totally You Gunslinger”
47) YAEJI, “Raingurl”
48) KELELA, “Onanon”
49) RYAN ADAMS, “Prisoner”
50) ALICE JEMINA, “Electric”
51) DJANGO DJANGO, “Tic Tac Toe”
52) THE CHARLATANS, “Solutions”
53) U.S. GIRLS, “Velvet 4 Sale”
54) KELLY LEE OWENS, “Evolution”
55) LOST HORIZONS, “The Places We’ve Been” feat. Karen Peris
56) RUN THE JEWELS, “Talk To Me”
57) GORILLAZ, “Hallelujah Money” feat. Benjamin Clementine
58) ST. VINCENT, “Los Ageless”
59) BLOODY KNEES, “Maybe It’s Easy”
60) ARIEL PINK, “Dreamdate Narcissist”
61) JESSICA LEA MAYFIELD, “Bum Me Out”
62) COURTNEY BARNETT + KURT VILE, “Continental Breakfast”
63) U2, “Red Flag Day”
64) BELLE AND SEBASTIAN, “We Were Beautiful”
65) VESSELS, “Deflect The Light” feat. The Flaming Lips
66) THE STEVENSON RANCH DAVIDIANS, “Holy Life”
67) PHILIP SELWAY, “Let Me Go”
68) ARE YOU REAL?, “We Are The Wild Things”
69) MOD CON, “Do It Right Margo”
70) JESCA HOOP, “Pegasi”
71) FUFANU, “Bad Rockets”
72) PIXX, “I Bow Down”
73) HUNDER WATERS, “Wave To An Anchor”
74) KöLSCH, “In Bottles” feat. Aurora
75) DAN AUERBACH, “Shine On Me”
Best Song 2016 in Album 2017
KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD, “Rattlesnake”
A me pare già un classico come “Smoke On The Water”.
Il Carrello dei Bolliti 2017
ARCADE FIRE, “Everything Now”
Un disastro.
Best Live 2017
Cass McCombs, Biko Club, Milano, 8 Febbraio 2017
McCombs e la sua banda suonano come chi lo fa tutti i giorni, 24 ore al giorno, senza sosta. Menzione speciale anche per il concerto milanese degli Wovenhand.
Best Cover 2017
WILLIAM PATRICK CORGAN, “Ogilala”
Artisticamente ci sono copertine che colpiscono di più, e probabilmente quella dell’album omonimo di Arca è più significativa a livello di immaginario odierno, con quel ghigno malefico e pacificato allo stesso tempo, ma “Ogilala” è una scelta di cuore: in questo momento per Corgan non c’è scissione tra l’arte e la (sua) vita, e utilizzare sua moglie Chloe Mendel e il suo piccolo Augustus Juppiter in copertina in abiti indiani pare proprio infondere una positività salvifica.
Worst Cover 2017
TEMPLES, “Volcano”
Non bastava fare un disco inascoltabile… bisognava farlo pure inguardabile?
TV show 2017
Ozark
Una specie di Breaking Bad (perché si sarà sempre un po’ in astinenza, vero?) tra bifolchi e laghi, con l’utilizzo sapiente di Radiohead e Black Angels e una straordinaria Julia Garner. Jason Bateman ha fatto proprio un bel lavoro.
Best music moment in TV show 2017
“Runaway” di Bon Jovi quando 11 arriva in città (“Stranger Things” S2.E7)
Mi ero dimenticato dell’esistenza di questa canzone, poi quando parte in E7 bisogna ammettere: i creatori di Stranger Things hanno un gusto innato della colonna sonora e Bon Jovi azzeccò la melodia, quella volta.
(Paolo Bardelli)
Collegamenti su Kalporz:
Paolo Bardelli Awards 2016
Paolo Bardelli Awards 2015
Paolo Bardelli Awards 2014
Paolo Bardelli Awards 2013
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