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Il blu è un colore ingombrante ma decisivo da “indossare” per l’artista.
Dal periodo blu di Picasso agli sfondi delle nature morte e dei paesaggi di Emil Nolde nell’arte, fino all’uso di questo colore in cover storiche come quella di Peter Gowland usata per il debutto dei Weezer.
Noi tuttavia sappiamo che questa settimana è adatta a celebrare il blu perchè si accende in una copertina e in particolare in una felpa di una delle artiste più interessanti della scena italiana: stiamo parlando di “Two, Geography”, nuovo album e primo per 42 Records, di Any Other.
Dire che le numerose collaborazioni di Adele Nigro con Colapesce, Andrea Poggio e altri abbiano influenzato questo album sarebbe piuttosto banale: le sonorità sono infatti ben distinte, e allo stesso tempo loquacemente intrise, da qualsiasi esperienza portata sul palco (o in studio) durante l’anno che sta inesorabilmente passando.
In “Two, Geography” però c’è di più e a uscirne fuori a testa alta, non sono solamente pezzi bellissimi che spiccano per immediatezza e vitalità, ma anche la caratura internazionale del progetto.
I lavori di Any Other si sono da subito presentati come qualcosa di altro, per profondità e acutezza, a partire da quel “Roger Roger, Commander” o dagli stessi singoli che hanno annunciato “Two, Geography”.
La semplicità nell’intrecciare arpeggi lineari, linee ritmiche brillanti e una voce, tanto delicata quanto particolare, ci fa subito pensare al disco in un modo diverso, immediatamente si comprende che un suono così va apprezzato con attenzione e nelle sue diverse sfumature.
Già dalle prime battute di “Silently. Quietly. Going Away” (primo lavoro di Any Other) si riusciva a notare una capacità di pensare alla forma canzone come una vera opportunità di speculazione musicale e testuale.
Oggi “Two, Geography” in brani come “Geography” o nelle più semplici “A Place” o “Perkins” ci ricorda che una canzone può essere suonata da un ensamble jazz o anche con una semplice chitarra, ma se nel pensiero dell’artista c’è un Q.I. musicale sopra la media, il risultato sarà in qualsiasi caso convincente.
C’è una profonda varietà in ogni angolo del disco: l’opera si presenta straripante e si accende in una serie di intersezioni tra cantautorato, improvvisazione, stile jazz e etica DIY.
Ci si può immergere in atmosfere che molti progetti contemporanei propongono: c’è la dolcezza dei primi brani del trio Boygenius (il nuovo progetto di Julien Baker), la spensieratezza e libertà di suono di Courtney Barnett o il talento puro e cristallino di Snail Mail.
“Two, Geography” è schifosamente (in senso assolutamente positivo) nostro e finalmente abbiamo qualcuno che parla e racconta un lato della musica italiana, spesso sconosciuto, ma profondamente genuino.
Oggi allora è importante ascoltare “Mother Goose” o “A Grade” e cogliere il tutto come uno spartiacque di una ricerca sonora che passa anche per brani accarezzati ancora da un’aria fanciullesca, al limite della filastrocca ma capaci di sfociare e culminare in emozioni profonde, dure e tormentate.
“Two, Geography” è un disco che riesce a dare un giusto valore al tempo dell’ascolto, è impraticabile su una prova del genere un ascolto mordi e fuggi.
Any Other ha un suono fatto per restare, imprimere e marchiare ogni fugace momento.
Tutto è dolcemente sussurrato, ma ogni sfumatura, episodio e storia merita di essere ascoltata con la giusta calma.
Voto: 80/100