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Si vede che Roland Orzabal e Curt Smith sono come cane e gatto: il primo piacione, istrionico e coinvolgente, il secondo timido, metodico e puntiglioso. Orzabal scherza in italiano, Smith si rivolge alla platea in inglese, il chitarrista si muove, suona la chitarra come contorno ma vuole essere frontman, il secondo canta quando deve (senza particolare ritmo) e si nota più suo agio a suonare il basso (in quello è davvero bravo). Comprensibile che questo tour abbia avuto difficoltà a svolgersi (la data è stata rinviata dallo scorso maggio) e che ne abbia tuttora, essendo diffuse le news di loro ricorrenti scazzi che mettono in forse di continuo la stessa esistenza dei Tears For Fears in duo originale. Ma tant’è. Al netto di tutto, una data italiana – dopo decenni – di quella che è stata una band seminale del pop degli Anni Ottanta era comunque troppo ghiotta per lasciarsela scappare.
I Tears For Fears sono certamente un gruppo generazionale e oramai di interesse precipuo della sola fascia di interesse dei 40/50enni, ma sarebbe sbagliato non rilevarne l’importanza, confermata dalla scaletta di Assago. I loro primi due album (“The Hurting” e “Songs From The Big Chair”), dai quali hanno pescato a piene mani nel live, possiedono ancora un tocco di gusto pop-elettronico di altissima fattura: “Change” è diventata impressionante nel suo incedere indefesso, “Pale shelter” ha come aperto uno spazio intertemporale per le discoteche di quell’epoca, “Head over heels / Broken” ha dimostrato il fascino immutato che l’ha portata ad essere inserita in un film così importante come “Donnie Darko” (ma che magnifico piano sequenza girò Richard Kelly?). Il resto è stata certamente una carrellata (breve) delle loro hit radiofoniche, ma non poteva essere diversamente ed è quello che il pubblico si aspetta in occasioni del genere, quando cioè ritornano gruppi che hanno segnato momenti e decenni definiti.
Unica svisata è stata quella “Creep” dei Radiohead (non riconosciuta da molti, questo evidenzia il pubblico generalista presente al concerto) che Orzabal riesce a rileggere in maniera personale dal punto di vista del cantato, distaccandosi dalla versione di Yorke e dimostrando ancora una invidiabile duttilità sia a spingere nelle parti più basse sia a tenere le note nei falsetti.
In conclusione: tutto molto bello, tutto abbastanza prevedibile, con molto mestiere. Più che una band oggi è inevitabile attestare che i Tears For Fears sono piuttosto due colleghi.
“Everybody wants to rule the World”
“Secret World”
“Sowing the seeds of love”
“Pale shelter”
“Break it down again”
“Advice for the young at heart”
“Creep”
“Change”
“Mad World”
“Memories fade”
“Suffer the children”
“Woman in chains”
“Badman’s song”
“Head over heels / Broken”
“Shout”
foto Instagram @creepingmackroki