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L’appuntamento con un pezzo di storia della new-wave britannica è alla Corte degli Agostiniani, a Rimini in pieno centro come consuetudine per gli appuntamenti di “Percuotere La Mente”, eccezion fatta in giornate di maltempo in cui ci si sposta al Teatro degli Atti. Non è comunque la prima volta nella location avendo assistito al live dei Blonde Redhead per il tour di “23” nel 2007.
Gli Echo and The Bunnymen mancano in Romagna dalla data al Velvet nel 2002: immagino che tanti dei presenti debbano aver vissuto quell’esperienza, quando al mio ingresso nel chiostro delle 21.30 non si scorgono posti liberi e fuori i biglietti si stanno ancora vendendo copiosi. Finiremo per essere un migliaio nello spazio di un cinema all’aperto, con il palco che ne prende la metà. Dopo pochi minuti (e sulle note di un salmo cantato?) entra in scena il gruppo di Liverpool, che vede attorno ai membri fondatori Ian McCullogh e Will Sergeant, Jez Wing alle tastiere, Simon Finley alla batteria, Ete Reilly alla chitarra ritmica e Stephen Brannan al basso.
La lista dei brani rivisita in gran parte il tredicesimo album in studio “The Stars, The Ocean and The Moon”, compendio della carriera dei Bunnymen impreziosito da nuovi arrangiamenti e una sezione d’archi. La scarica di “Going Up” è però autentica, il drumming forsennato la guida a un refrain semplice, quasi una versione accelerata di “Day Of The Lords” dei Joy Division, per finire dalle parti di Robyn Hitchcock con i tocchi di chitarra acida di Will Sergeant (ne alternerà ben cinque durante la serata). Un piglio tex-mex contraddistingue invece “Bedbugs and Ballyhoo” che ai tempi ospitava alla tastiera un certo Ray Manzarek; “Rescue” è semplicemente uno dei pezzi più rappresentativi dell’intera new-wave e provoca un singalong generale, che McCullogh incoraggerà a più riprese – in “Never Stop” abbasserà di qualche tono il cantato, in un brano che flirtando con la dance ha come anticipato per certi versi il movimento baggy di fine anni ottanta.
Segue qualche problemino tecnico che rende l’esecuzione di “Over The Wall” fuori fase (a dispetto delle splendide chitarre) e abortisce il recente singolo “The Somnambulist”; il vero maestro di cerimonia Ian McCullogh invita allora il pubblico ad alzarsi in piedi e a venire sotto il palcoscenico per “Villiers Terrace”, altro estratto dal disco d’esordio “Crocodiles” del 1980. E qui parte il primo medley di serata, frammenti in cui la band espone a cuore aperto la propria reverenza per David Bowie, Lou Reed, John Lennon e immancabilmente i Doors. Emozionante in particolare la ripresa di “Walk On The Wild Side” che nel fondersi a “Don’t Let Me Down” crea un momento di grande partecipazione. Scherza molto con il pubblico McCullogh, in una battuta (“I Was Born Blue”) giustifica l’utilizzo della giacca di pelle – mentre in realtà un ventilatore sbuffa dietro di lui! Dopo “Rust”, una grande canzone da “What Are You Going To Do With Your Life” del 1999 che confonderesti con il repertorio di un Richard Ashcroft solista, è la volta dei gioielli di “Ocean Rain” del 1984, “Seven Seas” e la celebre “The Killing Moon”, dove la loro arte si fa barocca e il tempo anche per noi magicamente si ferma. La chiudono “Bring On The Dancing Horses” e “The Cutter”, più ballabili e generaliste, peccato manchi “The Back Of Love” ma tutte le anime della band di Liverpool si sono rivelate nella calura romagnola di luglio…
Oppure no? Gli Echo and The Bunnymen tornano con “Lips Like Sugar” la cui melodia pop viene sovrastata dalla catarsi visionaria di McCullogh e Sergeant, ben assecondata dal resto dei musicisti; “Do It Clean” sfodera muscoli da tardo punk americano – sulla scia di X e Mission Of Burma – e il lato erotico di McCullogh che tira fuori dal cilindro anche “Mr. Sex Machine” James Brown. Il finale poi, è da capogiro: la languida cavalcata di “Ocean Rain” mette i brividi lungo la schiena, nello stesso istante in cui i fulmini si intravedono al di là del Mare Adriatico.
L’indomani pioverà.
I pezzi suonati dagli Echo and The Bunnymen alla Corte degli Agostiniani:
Going Up
Bedbugs And Ballyhoo
Rescue / Broke My Neck
Never Stop
All My Colours (Zimbo)
Over The Wall
The Somnambulist (interrotta)
Villiers Terrace / Roadhouse Blues / The Jean Genie
Nothing Lasts Forever / Walk On The Wild Side / Don’t Let Me Down
Seven Seas
Rust
Bring On The Dancing Horses
The Killing Moon
The Cutter
Lips Like Sugar
Do It Clean / Sex Machine
Ocean Rain
(Matteo Maioli)