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#6
Oggi c’è una brezza che non sa di nessuna stagione, nel giardino di l’Esplanade.
Ho di fronte una statua spenta dall’inquinamento e, giusto al lato, un platano simbolo di rivoluzione e di libertà avvenuta. Sono spettinato, seduto tra i bastioni e i fossati, con in mano l’ultimo boccone di un croque monsieur; pausa pranzo.
Cerco le cuffie per ridurre al minimo il rumore dei miei pensieri, le trovo. M’infilo il tappo come da routine.
Dover correre all’improvviso è una spinta interna tra le più inarrestabili, sulla quale i bambini convengono con i cani. Il parco comunale potrebbe estendersi per altri quattro ettari, ma la corsa si fa interrompere da una fontana che zampilla. Loro si fermano lì. È un artificio che svolge a dovere una funzione impropria senza esserne al corrente, non saprei che altro dire di un efflusso d’acqua che manda a riposare una spinta istintuale.
“O” s’intromette tra il paesaggio e me. Pattern ritmici discontinui e rielaborati, nastri che camminano al contrario; sentimenti di rottura.
E qui prendo in prestito il discorso di Proust sulla madeleine all’ora del thè. Non può essere una fontana, un giardino nè un’ombra ad alterare l’ordine delle idee. Non posso incolpare gli Oval di Markus Popp, se l’epistassi si sveglia. Il sole mi punta in faccia ma non mi scalda, se non debolmente. Riconosco nettamente la natura della distanza che ci separa, è siderale. Mi sento a pezzi. I miei tessuti sono realmente fragili, o questo disco sta penetrando nel mio raccoglimento? Delle due cose l’una.
“Drift” mi batte ai lati delle tempie, l’estetica glitch s’insinua nelle le viscere che iniziano a rilassarsi. Settanta tracce di artigianato elettronico, architettate ognuna per poco più di un minuto. La batteria è un intruso che non guasta le geometrie del disco, sorrette da soffi digitali che penetrano con pazienza i miei sintomi.
Se ne andò di casa che avevo dieci anni, mia madre. Dato che dormivo, non la salutai. Da allora, vivo la notte in stato d’allerta. Sia maledetto chi non si cura del mondo esterno dell’altro, dal momento che ne fa parte!
Poco più in là dei miei piedi, c’è un dente di leone che resiste inutilmente al vento, mi scatena un sonno che non è fisiologico. Arriva Matinée e mi tiene sveglio. Campionamenti di dischi rotti e assenza di ritmo, per come noi tutti lo intendiamo. “O” presenta una serie di errori fatti in Germania al buio, volutamente.
Sono ingabbiato in uno stato che oserei definire ipnotico, sotto la responsabilità di Kolor e di chi maneggia, con assoluta precisione, poche apparecchiature digitali.
Sto ripercorrendo una di quelle faccende che sembrano non riguardarmi, guidato dalle sfasature di Markus Popp.
«Jean-Michel!», urla Sabrina sovrastando la delicatezza di Rosammie e del moto che stava generando. La vedo avvicinarsi alla panchina. Tutto quel che stava riaffiorando in maniera caotica, ma fruibile, s’interrompe.
Mia madre m’interrompeva nei giochi e nelle scoperte, negandomi la possibilità di esperire il pericolo e di conoscere cosa ci fosse al di là dell’innocenza. Mise anche il mio sonno in battuta d’arresto, l’ultima volta.
Sabrina si sta avvicinando, ha il viso smunto. I miei piedi avvertono quel tipo di costrizione che serve per stare in equilibrio sulle punte. Mi sento una ballerina che si contorce mentre si prepara, solo lei sa a cosa. Quella di alzarmi è una forza che trovo lentamente.
Attraversiamo il parco mano nella mano con la solita, reciproca, forzata condiscendenza. Lassù c’è un merlo, emette un fischio che non è voce e non è canto, però suona bene. Ci sbircia e s’accorge della mia fatica.
Mi trascino accanto a lei, con la mente al buio. E come un ologramma, sono vuoto nello sguardo.
…continua…
(Antonia Salcuni)
IG: @eco_disco_gramma
“Dal Motore al Piatto – Storia di un’Epistassi a Trazione Diretta” è racconto a episodi a sfondo musicale.
Le precedenti puntate le puoi ritrovare qui:
Dal Motore al Piatto #1 – Storia di un’Epistassi a Trazione Diretta
Dal Motore al Piatto #2 – Storia di un’Epistassi a Trazione Diretta
Dal Motore al Piatto #3 – Storia di un’Epistassi a Trazione Diretta
Dal Motore al Piatto #4 – Storia di un’Epistassi a Trazione Diretta
Dal Motore al Piatto #5 – Storia di un’Epistassi a Trazione Diretta