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È quasi la fine di marzo 2022 quando sbuca questo video di un nuovo gruppo sotto contratto con la Captured Tracks. Il titolo “Inamorato” non è invitantissimo ma l’associazione Captured Tracks e primavera in fiore premono la freccia al posto mio.
Ed è un punto di svolta, un piccolo, semplice, romantico punto di svolta. Da quel preciso istante nasce un curioso interesse verso quella piccola band da cento followers (o poco più). Penso sempre che sia un privilegio vedere qualcosa che via via prende una forma definita e viene su col suo carattere. A tutti i livelli, intendo. E con la musica non è che mi capiti poi così spesso da un po’ a questa parte. La componente di curiosità coincide con quel frastornamento un po’ da dormiveglia che a marzo m’invitava a chiedermi se quella canzoncina così bella esistesse o me la fossi solo sognata. Capita quando un’esperienza pare così privata da non aver quasi lasciato traccia là fuori. Va poi puntualizzato che i Thus Love si sono formati nel 2019 ma la pandemia ha ritardato alcuni passaggi decisivi per una band che nasce con l’ambizione di macinare tanti piccoli palchi.
“Inamorato”, per semplificare, la potrei mettere lì in area Johnny Marr con un suono tipico del roster della già citata Captured Tracks e con una vocalità e una scrittura che ricordano esperienze classiche ma anche più contemporanee (i Merchandise, per esempio). Poi io ci sento anche i Denovo e Luca Madonia ma questo temo sia un problema tutto mio. Quindi chitarra, basso e batteria per un trio che nel più spontaneo dei modi racconta la propria estrazione di provincia e la forte identificazione con le istanze queer, attraverso un suono e un’immagine agrodolce, d’impatto e vicinanza ma su uno sfondo un po’ decadente. Decadente (lo intendo in un’accezione più romantica che altro) come può esserlo verosimilmente Brattleboro (Vermont) che non è Manhattan, culturalmente e socialmente. E vicina, appunto, perché quella stessa città quasi pare una delle nostre cittadine, i nostri suburbs, insomma le nostre irrinunciabili Brattleboro dove abbiamo giocato a sembrare musicisti e a fare foto e video tra archeologia industriale, prati e strade.
Su queste coordinate s’inserisce (perfettamente) il resto della storia. Vi si adagiano i successivi singoli e video (memorabile “In Tandem“) e il progressivo allargamento del campo d’azione. Il tutto senza perdere un frammento del tono agrodolce che li caratterizza e che trova fondamento nella loro bella fusione dove si perdono i confini tra persone, attivisti, coinquilini e artigiani della musica a tutti i livelli (nel senso di una forte autogestione). La chitarra ricama e la voce ci si stende: Echo Mars ha evidentemente grandissimi meriti nel tenere in piedi la magia. Il resto del trio è Nathaniel Van Osdol (basso) assieme a Lu Racine (batteria). Un ruolo ce l’hanno anche i sintetizzatori: un ruolo discreto ma determinante nel gioco di squadra (“Repetitioner”). I Thus Love li possiamo chiamare post-punk, guitar pop, indie rock ma anche pop nel senso più assoluto e limpido.
“Memorial” (inteso come l’album, non solo l’omonima traccia conclusiva) è un po’ la puntata che chiude la prima stagione di questa serie così bella. E come tale rappresenta un finale perfetto: c’è qualche colpo da non spoilerare ma c’è anche e soprattutto una grande coerenza con la trama generale. Il connubio tra la sorpresa e la conferma, va detto, ha un fascino che a volte è inestimabile. È stato un vero piacere osservare i Thus Love passo passo. E un piacere ancora più grande è stato potersi fidare di loro a Marzo dopo il primo minuto di una canzone venuta fuori dal niente.
85/100
(Marco Bachini)