Le barbe dei Fleet Foxes e il pop silenzioso di James Blake nel 2011 di Eleonora Ferri.
[ di Eleonora Ferri ] Quel che sicuramente emerge dalla leggera brezza di questo ultimo lavoro di Moby, è l’assoluta risolutezza con la quale il buon vecchio dj e produttore newyorkese ha affinato un prodotto perfettamente conforme alle logiche di mercato. Sottofondo per aereoporti e luoghi decadentemente globalizzati.
[ di Eleonora Ferri ] Una metodica posata, curata e creativa. Proprio quella tipica del collezionista. Tredici tracce colme di ricordi, passato e presente che si sfiorano in una panoramica musicale mai eccessiva o pretenziosa.
[ di Eleonora Ferri ] Sei pezzi strumentali e una comunione totale dei tre musicisti (tra cui Moltheni alla batteria): solipsismi da post-rock americano e barlumi brit prog dei primi anni ’70. Una piccola architettura musicale con un suo equilibrato fascino.
[ di Eleonora Ferri ] Paesaggi sonor vibranti west-coastiani, indie, funk-rock e country, il tutto calibrato con la solita buona dose di ironia. Un disco che non smentisce il marchio di fabbrica dei Cake.
[ di Eleonora Ferri ] Una carriera di tutto rispetto e un nuovo, fresco e variopinto album dove arrangiamenti e testi diventano la cinepresa privilegiata per raccontare piccoli frammenti di vita quotidiana.
[ di Eleonora Ferri ] Sonorità e vocalità marcate dal blu dipinto di blu, è proprio il caso di dirlo. Fin dal primo ascolto si percepisce, in queste dieci tracce, qual’è la matrice stilistico melodica che le accompagna, ovvero la vena cantautorale della musica prettamente italiana.
[ di Eleonora Ferri ] Fra atmosfere oceaniche, cetacee e ecosolidali ritroviamo una Bjork ristabilita che torna a quel lavoro vocale sicuramente vincente che non sentivamo forse dai tempi di “Medulla” del 2004. I Dirty Projectors invece, proseguono temi e ritmi già affermati nel precedente “Bitte Orca”.