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Ma ho capito bene, si sciolgono i Supergrass? Eh??! “Tristezza infinita”, come ha postato il kalporziano Maruti su Faccialibro. Lo fanno dopo 17 anni e 6 album in studio, tutti di livello altissimo a parte l’ultimo “Diamond Hoo Ha”, e con un comunicato buonista in cui dicono che, nonostante rimangano ottimi amici, le differenze musicali li hanno “smossi”: “Speriamo che a ciascuno vada bene, in futuro”.
Vabbé, lo stile è stile anche nelle separazioni (siamo lontani anni luce dagli eccessi dei Fratelli Gallagher), ma che in casa Supergrass si vivacchiasse un po’ lo si era intuito già nell’ultimo live visto (recensione) in cui l’ultimo fratellino Charly Coombes aveva fatto il suo ingresso nella band, come soprammobile, peraltro… Non c’era chiarezza di ruoli, e questo faceva un po’ puzzare di bruciato.
Ma – con una chiusa che letta adesso porta una sfiga tanta – a me piaceva pensare, appunto, che i Supergrass andassero avanti, comunque.
Proprio no.
Dispiace tanto, e per diversi motivi. I Supergrass sono riusciti a varcare le soglie di almeno un paio di decenni senza timori di sorta, con la simpatia di chi se ne frega delle mode e ha una propria visuale ben definita in testa. I primi commentatori li avevano fatti salire sul treno del Brit-Pop, ma in realtà i Supergrass erano dei terribili cazzoni con un’innata esplosività-pop che poco aveva a che fare con gli stilosi altri protagonisti del Brit-Pop. Bastava guardare le basette di Gaz Coombes: a uno con tali rispettabili basette io avrei prestato subito la mia chitarra elettrica (se ne avessi una…) sicuro che il l’effetto sarebbe stato assicurato. L’effetto-festa, l’effetto-sabatopomeriggiodopounasettimanadistudio, l’effetto-scantinatookkupatodatroppavodkaallapesca, l’effetto-viaggiosquattrinatosuunautochecadeapezzi, e robe così. Per fare una “grande storia” mancava solo un capitolo per toccare il cuore, e c’è stato (“Road To Rouen”, 2004), per cui i Supergrass sono riusciti a rappresentare tanto, e in maniera lucida.
Non si sa se il materiale a cui stavano lavorando in studio prima di questa separazione vedrà la luce, ma io propenderei fortemente per il sì considerando che qualche soldo in tasca parrebbe lo vogliano raccattare dallo scioglimento. Infatti hanno annunciato anche gli ultimi 4 concerti della loro carriera, per creare l’effetto-evento (mi piacevano di più gli effetti-vodkaallapesca…): a giugno, partendo da Glasgow (Barrowland, 8 giugno) e passando per Manchester (Academy, 9 giugno), salutando Londra (Brixton Academy, 10 giugno) e chiudendo la loro avventura a Parigi (La Cigalle, 11 giugno).
Sembra un po’ tutto preordinato, un po’ costruito ad arte per guadagnarci il più possibile, ma non è che mi stupisco più di tanto. O, meglio, non mi interessa poi molto.
Mi mancheranno, i SuperErbivori, e basta. Questo è solo quello a cui riesco a pensare, adesso.
https://www.youtube.com/watch?v=A6i8KmIKv5I
(Paolo Bardelli)