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Otto anni di attesa. Attesa per una delle band dai nomi più geniali e – per i malpensanti – dal sound più derivativo del nuovo millennio. Io il primo disco “Fear Is On Our Side” lo comprai, ricorderò sempre le circostanze. Presso l’ex Nannucci a Bologna, in compagnia di una ragazza che frequentò i miei stessi corsi universitari e che amai quasi follemente. Per la cronaca o meglio il gossip, lei già mi aveva rifiutato e fu la penultima volta che la vidi. Dulcis in fundo, e mi si perdoni l’eufemismo, ho perso il cd.
“Dust”, per la produzione di Paul Barker dei Ministry, sembra quindi uscito allo scoperto per chiudere un cerchio. E non potevo esimermi dal lasciar correre, dal dimenticarmi di questi quattro texani atipici. Lo conferma un titolo come “You Are Dead To Me”, limato da pennellate elettroniche e statiche con la voce di Christian Goyer (a metà tra Graham Sutton dei Bark Psychosis ed il ben più noto David Gilmour) flebile e distante. Oppure “The Sun Burns Out” con i suoi luoghi dove nascondersi e nella borsa le trame di chitarra peculiari agli U2 che ci piacciono di più. O ancora “Walk Out”: batteria dritta nell’attacco nervoso e scuro, a cui segue di contro un refrain d’impronta strokesiana. Candidatura d’obbligo a futuro singolo e highlight dal vivo.
“Faust”, primo brano estratto, detta le coordinate dell’intero lavoro; il risultato è un disco quadrato ed onesto, forse non innovativo ma sicuramente parecchio ben suonato. E comunque va dato merito a I Love You But I’ve Chosen Darkness di aver inserito una maggiore dinamica nei pezzi (il crescendo di “Stay Awake”) che talvolta sfocia in chorus ariosi e liberatori (la meravigliosa “Come Undone”). Per quanto l’atmosfera generale resti quella delle precedenti uscite. Dispiace la presenza di qualche riempitivo come “Safely”, una ballata anonima che stride a confronto del resto, ed il finale privo di mordente di “WAYSD” – per cosa starà questa sigla poi!
Vale perciò il discorso fatto per il ritorno dei Death From Above 1979, che è stato nel segno della continuità. E nella voglia di suonare l’unica musica che si conosce, la propria. Ci saranno sempre psicologie fragili, amori collassati, rabbia repressa e male di vivere nei racconti del rock. Potreste imbattervi in testi e musica di I Love You But I’ve Chosen Darkness.
72/100
(Matteo Maioli)
22 Novembre 2014