Due concerti italiani per gli Is Tropical

Redazione

02/03/2016

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Seguiamo gli Is Tropical fin dall’album di esordio (“Native To”, 2011), anche se non siamo mai “impazziti” per loro: molte idee, risultati un po’ altalenanti.

Fin dal 2014 stanno pubblicando un “disco modulare” (che esce in cinque parti divise una dall’altra), che finalmente giunge alla conclusione, ovvero il quarto capitolo della serie “Black Anything”, che sarà pubblicato l’11 marzo 2016, conterrà tutti cinque i capitoli ognuno composto da due tracce.

La band londinese, oggi composta da Simon Milner, Gary Barber, Dominic Apa, e Kirstie Fleck, torna in Italia per due date a maggio per presentare “Black Anything” pubblicato per la neonata label Axis Mundi. Dove? Qui:

05 maggio 2016 – Torino – Astoria
Ingresso: 10 euro+dp.
prevendite: www.astoria-studios.com

06 maggio 2016 – Milano – Magnolia
Ingresso: 10 euro+dp. 12 alla porta
prevendite: www.mailticket.it

audio, is tropical, live, soundcloud, streaming, zoom

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai.

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