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Cosa sia successo agli Akron/Family ha del misterioso. Che poi, messa così la faccenda, sembra che si siano trasformati in un’oscena banda synth-sado-pop o in una pietosa compagine metallara. Potete facilmente immaginare che non sia successo niente di tutto questo. Il problema, anzi, è l’esatto opposto. Il (non più) quartetto che con “Love Is Simple” sembrava aver indirizzato l’indie-pop internazionale (aargh, che definizione orrenda!) verso un calderone corale di folk speziato e melodie gioiosamente appiccicose si è ormai arenato in una fase di stanca, prevedibile e inutile riproposizione di quei tre o quattro stereotipi precoci da essi stessi creati: coretti da ragazzini che giocano a fare gli indiani, chitarrine africaneggianti e addirittura ancora (anzi, ANCORA!!!) cinguettii di uccelli a fine canzone. Roba che la prossima volta viene voglia di imbracciare una doppietta e andare per boschi, alla faccia della Lipu. Per tacere poi delle rane gracidanti…
Poco rimane della vitalità con cui si erano affermati. Per le armonie vocali rivolgersi ai Grizzly Bear, per gli arrangiamenti retro-futuristi agli Animal Collective e per l’intimità agreste agli Anathallo, tutta gente decisamente più in forma al momento. Lasciate perdere invece questo bollito misto di ingredienti insipidi e tanta noia senza un sussulto cha sia uno.
Alla prossima tornata se non ci scappa il colpo di coda scattano le pratiche del prepensionamento.
50/100
(Lorenzo Centini)
25 marzo 2011