Che cosa devono fare ancora i CUT per meritarsi quel posto d’onore nell’underground italico che oramai gli spetta di diritto? Forse la risposta è proprio questo Annihilation Road, quinto album vero e proprio, edito da Go Down Records (etichetta attenta a certe sonorità “infuocate”) che testimonia uno stato di grazia in crescendo e una vena r’n’r sempre più personale e selvaggia. Non era bastato Rare Bones del 2003, osannato da stampa specializzata e nemmeno quel mezzo capolavoro di A Different Beat del 2006 sponsorizzato dall’etichetta indie per eccellenza (Homesleep Records). Solo la prova live avrebbe dovuto aprire ai bolognesi le porte del paradiso, vista la predisposizione del trio a suonare come se fosse sempre l’ultima volta. Invece nulla, nemmeno sudore, passione e ottime canzoni al fulmicotone hanno dato a Cesare quel che è di Cesare. Ma qualcosa potrebbe cambiare, perché i CUT si sono spinti fino a New York per registrare questo disco, sotto la super visione dell’amico Matt Verta Ray (chitarrista degli Heavy Trash di Jon Spencer) ed hanno affidato il mastering a Ivan Julian (vi dice qualcosa “Richard Hell and The Voidoids?). Un cambiamento che ha indubbiamente giovato e ha racchiuso in queste 14 devastanti composizioni tutta l’energia live di cui i CUT sono capaci. Sia che si parli della doppietta iniziale affidata alla title track “Annihilation Road” e al nervosismo schizzato di “Strange Kind Of Feeling”, passando per il r’n’r di scuola Blues Explosion “The Light”, al blues notturno e ipnotico di “Soul Fire” e ai consueti attacchi stop and go della migliora scuola post punk di “She Gave Me Water”. Per il sottoscritto i CUT sono da anni in quell’olimpo dove la gente vive e crede solo nel rock’n’roll. Spero possa essere cosi anche per voi dopo aver ascoltato questo strepitoso disco.
(Nicola Guerra)
16 dicembre 2010