Share This Article
“Excitement” è il titolo dell’album di esordio dei Jacqueries, giovanissima band romana. Ed è la stessa eccitazione che si prova dopo aver sentito le dieci tracce che compongono il disco. Un condensato di freschezza ed immediatezza stilistica in cui si riversano in parti uguali melodie brit pop e suoni tipicamente lo-fi che strizzano l’occhio a un certo indie rock di marca statunitense alla Pavement. Ad appena vent’anni i Jacqueries mettono a segno un’opera prima che potrebbe facilmente competere con tanti dischi stranieri. “Excitement” esce per l’etichetta romana 42 Records, da tempo attenta a quello che avviene nel territorio della musica indie italiana più sotterranea, ed è prodotto dalla stessa band insieme a Emiliano Colasanti. I Jacqueries sono in quattro, voce, due chitarre, basso e batteria, nella migliore tradizione del rock. E’ il 2010 l’anno che li mette in luce agli occhi degli addetti ai lavori, in particolare grazie alla cover di Macy Gray “I try” e all’ep “Child’s play”, dove spicca il brano “Kitsch”, che verrà riproposto anche in questo primo lavoro ed è accompagnato da un video accattivante. Il percorso che di lì a pochi mesi condurrà i quattro musicisti romani a “Excitement” è dunque segnato. Le dieci tracce del disco si rivelano semplici e dirette con particolare attenzione all’orecchiabilità dei ritornelli. Si parte con “Smokers” e subito vengono in mente echi e suoni nirvaniani, conditi con ruvide chitarre e basso pulsante. Di ben altro genere è “She’s not fond in love songs”, ballata dalle atmosfere molto british, già annunciata come prossimo singolo. Una via di mezzo tra pop e Pavement si rivela la già citata “Kitsch”, con il suo finale abbellito dai fiati, mentre i neanche due minuti di “Lemmings” sono solcati da vibrazioni punk e lo-fi. Ogni traccia ha qualcosa che cattura l’attenzione, in un modo o nell’altro. Può essere una melodia o unicamente un semplice rimando a territori musicali e artistici degli ultimi vent’anni. In questo modo si può restare rapiti mentre scorrono i riff di chitarra di “Gin Lennon” o ancora di fronte alle distorsioni di “We gotta kill all the rabbits”. Se le influenze musicali di questi quattro ragazzi nati nel 1990 affondano le radici nelle ultime due decadi vuol dire che gli anni ’90 e i tanto vituperati anni zero non sono stati così male in fondo. E ogni tanto si sente il bisogno di un disco come “Excitement”, ancora di più in Italia dove un lavoro così è evento piuttosto raro.
83/100
(Francesco Melis)
28 gennaio 2011