Ariel Pink, l’indie e il gusto dell’orrido

19 Comments

  • Piero Merola
    Posted 23/02/2011 at 04:45

    non fate i nerd, ariel pink ne sa

  • Paolo Bardelli
    Posted 23/02/2011 at 08:55

    Perché usi il plurale? Interloquisci con Francesco!

  • Stefano Solaro
    Posted 23/02/2011 at 11:04

    Io l’ho sentito dal vivo in un localaccio berlinese e, nonostante un impianto audio paragonabile a quello di camera mia, ha fatto davvero un figurone !! Grande presenza scenica, ottime doti tecniche del gruppo, spazio all’improvvisazione e suono sporcatissimo, ai limiti del punk, per restare in tema …:)

  • Lorenzo Centini
    Posted 23/02/2011 at 11:29

    a patto che non si condanni il bisogno umano di qualcosa di frivolo e spensierato, mi pare invece un sacrosanto avvertimento a non abbassare la guardia.
    e poi non è da “nerd” disseppellire l’AOR, piuttosto?

  • Piero Merola
    Posted 23/02/2011 at 13:01

    Cos’è più trash? Un Duchamp o un affresco rococò?

  • Piero Merola
    Posted 23/02/2011 at 13:02

    (Comunque lo scritto mi piace, tranne il parere su Pink, che poi a Cobain ci somiglia come fisionomia)

  • Lorenzo Centini
    Posted 23/02/2011 at 13:29

    il trash è un’ottima cosa! evviva il trash. ma non è la rivoluzione (nemmeno duchamp lo è).

  • Francesco
    Posted 23/02/2011 at 19:54

    ottimo articolo, scritto divinamente. ma non ne condivido la linea argomentativa. alla fine lo stesso proclama “non deve passare” non può che apparire vagamente reazionario e conservatore alle mie orecchie. anche perchè diciamoci la verità: cos’è stato il punk? la fine delle demisitificazione nella musica pop? o un suo nuovo inizio? siamo sicuri che l’importanza storica di questo fenomeno vada rintracciata nella sua capacità di svecchiamento e innovazione rispetto agli schemi precedenti?
    Per quanto riguarda invece Ariel Pink io inizierei col dire che, rispetto a tanti altri, le sue capacità di comporre canzoni sono notevoli e questo a prescindere dalle fonti che utilizza. Anzi, direi che la cosa che più risulta interessante è il modo assolutamente creativo in cui le utilizza. Almeno per me. E non c’è solo AOr, ma anche soul, certo prog, gli ELo, i Fleetwood Mac, tonnellate di Zappa, le colonne sonore. Senza contare che l’uomo in questione ha sempre portato avanti un percorso di ricerca autonomo e molto consapevole che solo tardivamente ha raccolto, quasi per caso, un vasto interesse da parte dei media più grossi e chiacchierati. Tutte le letture, anche le più critiche, sono ovviamente lecite, ma non tenderei a non vedere proprio in lui il segno più allarmante di uno svuotamento morale della musica di oggi. Forse questo vuoto è l’essenza stessa del rock dal tempo di Elvis.

  • Francesco
    Posted 23/02/2011 at 19:56

    ho cannato un passaggio: “la fine della MISTIFICAZIONE? o un suo nuovo inizio?” sorry 😉

  • Post Author
    Francesco Marchesi
    Posted 24/02/2011 at 01:12

    Ciao a tutti, grazie per il dibattito! Provo ad interloquire schematicamente:
    Ariel è solo un esempio utile per descrivere alcuni fenomeni, d’altra parte si, in effetti detesto i suoi riferimenti, ma non vuole essere questo il centro del pezzo. Quando parlo di punk intendo qui un insieme di elementi etico-politici, quello che, in altre parole, gruppi come i Minutemen vedevano in esso (ad esempio). In particolare l’istituzione di almeno due opposizioni: mercato-creatività e tecnica-valore. Da un lato è necessario sottrarre spazi di libertà al mercato (tradizione profondamente radicata negli Stati Uniti), dall’altro è preferibile una certa essenzialità e minimalismo.
    Infine, non c’è alcuna condanna della frivolezza, ma la ricerca di un sistema per evitare la notte in cui tutte le vacche sono nere.
    p.s. Piero, nerd si ma solo 2.0 (anche se al Primavera lo scorso anno avevo il tristissimo pezzo di carta). Ma dicci di più, se vuoi ovviamente.

  • Francesco
    Posted 24/02/2011 at 13:45

    un ultimo appunto personale (scusa se ti rompo le scatole ma la questione mi interesa molto e ne ho discusso per mesi con Lorenzo a proposito dei più svariati musicisti). Sono d’accordo con te che “punk” indichi e definisca essenzialmente un’attitudine o anche un’”etica”. Ma questo vuol dire per me che essa, oggi più che mai, può sposarsi a qualsiasi forma di espresione musicale. Più nello specifico, io credo che un artista come Ariel Pink, (un campione bulimico del do it yourself, peraltro) con la sua esuberanza provocatoria e camelontica, sia molto più punk e concettualmente anarchico di quanto in genere si sia disposti ad ammettere. Poi, ma è una mia personale opinione, l’ideologia oppositiva dell’hardcore americano degli anni Ottanta forse non vale più o non vale nello stesso modo, di fronte ad una realtà del mercato musicale come quella odierna, radicalmente cambiata (da un certo punto di vista si potrebbe quasi sostenere che l’autoproduzione/ autopromozione dei gruppi si sia ormai affermata su scala planetaria come pratica diffusa e consolidata…)

  • Post Author
    Francesco Marchesi
    Posted 24/02/2011 at 15:38

    Nessun disturbo, interessa anche a me. Il problema è che la questione è complessa e l’esposizione per forza schematica (mi riferisco al mio commento precedente). Sono d’accordo con quello che dici, ma proprio perché oggi una attitudine punk (di cui io ho isolato alcuni elementi, ovviamente non è stato solo questo) può sposarsi con molteplici proposte e sono cambiate le regole del mercato, secondo me è necessario uno sforzo per trovare un nuovo criterio, qualche punto di riferimento discriminante. Altrimenti va bene tutto (come nel party di “Americana”). E allora l’unica cosa che mi viene in mente è ripartire dall’ultima grande rottura etico-musicale e provare a lavorare su quel paradigma aggiornandolo, eventualmente scartandolo.
    Ariel è un campione del diy ed ha fatto la gavetta, ma personalmente non riesco a non trovarlo provocatorio per il solo gusto di provocare. Tecnicamente non lo trovo nemmeno frivolo, magari leggero ma piacevole. Ma qui siamo nell’ambito delle preferenze individuali, resta l’esigenza generale.

  • Francesco
    Posted 24/02/2011 at 18:55

    ti ringrazio per la pazienza e per tutte le puntualizzazioni. vediamo così ci riserva il futuro

  • Lorenzo Centini
    Posted 25/02/2011 at 14:30

    ma insomma, chi ha vinto?

  • Francesco
    Posted 25/02/2011 at 20:42

    i Radiohead, che domande…

  • Matteo Marconi
    Posted 28/02/2011 at 16:32

    Alla malora i canoni e i criteri!
    L’unico faro sia la buona letteratura e il buon cuore.
    Il resto fa solo volume.

  • sart
    Posted 01/03/2011 at 20:56

    tu francesco dici un sacco di cose interessanti ma non stai parlando di Ariel, e invece il titolo dell’articolo è molto offensivo, per Ariel.
    il povero Ariel non ne sa un cazzo di tutto ciò, lui vuole solo cercare di fare delle ottime composizioni pop!
    sei il classico ultra-nerd che sputa sul piatto dove mangiano 7-8 nerd nel mondo.
    voi persone intelligenti non ascoltate la musica col cuore, fate solo delle disamine.
    prova ad ascoltarlo.
    ringrazio di aver perso la mia intelligenza alle superiori.

  • Redazione
    Posted 01/03/2011 at 22:48

    Precisazione necessaria: il titolo, come in ogni redazione che si rispetti, non è opera di Francesco 🙂

  • Post Author
    Francesco Marchesi
    Posted 01/03/2011 at 23:17

    Continuo a non cogliere il significato del termine “nerd”: cioè uno che tenta una riflessione sarebbe un nerd se capisco bene. Un po’ come “ideologico”, va bene per tutto.
    p.s. si, in effetti la mia proposta di titolo era più cerebrale, nerd se volete…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010