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Quando mi sono trovata tra le mani Hermann, il nuovo lavoro di Paolo Benvegnù, ho subito capito che sarebbe servito tempo per conoscere a fondo quell’ inquietante figura ritratta in copertina. Un uomo barbuto e incappucciato, con le unghie scure che si regge la fronte coprendosi gli occhi. I veri lineamenti di Hermann si scoprono solo attraverso un attento ascolto di tutto il disco. Una storia che si snoda in 13 brani e che è in grado di rubarti il sonno e farti spostare le lancette dell’orologio per continuare l’ascolto ancora una volta, prima di scappare nel caos della quotidianità.
Quello che ci è dato sapere di questo disco è che nell’ottobre 2010, dopo aver letto un manoscritto autografo di tal Fulgenzio Innocenzi, a titolo Hermann, i Paolo Benvegnù (Andrea Franchi, Guglielmo Ridolfo Gagliano, Luca Baldini, Michele Pazzaglia, Paolo Benvegnù) decidono di scrivere un disco sull’argomento. Fulgenzio Innocenzi, ingegnere meccanico di Lucignano (Siena), noto per i suoi studi sulla scrittura ottica e sulla meccanica di precisione, scrisse il suo unico romanzo prima di scomparire misteriosamente incrociando a bordo di una baleniera al largo delle coste giapponesi intorno al 1970. La storia di questo irrintracciabile Fulgezio mi riporta subito alla mente la storia dell’altrettanto misterioso Guglielmo da Baskerville. I gialli, i flash back e le visioni apocalittiche si intrecciano nella storia di quest’uomo, come in quelle dell’Abbazia Medioevale parigina di fine ‘800. Qui, gli unici indizi per cercare di capire che fine ha fatto quest’uomo e che fine farà la stessa umanità, sono celati dietro le parole degli stessi brani. Un giallo complesso quello dell’esistenza umana, talmente intrecciato di storie differenti e di significati nascosti che sembra quasi impossibile riuscire a trovare una soluzione.
Benvegnù compie un lungo viaggio dal passato al presente, tra miti e leggende, tra storie raccontate da uomini a uomini per cercare di dare un valore al proprio cammino, come quella di “Moses” (traccia n.2). Storie appunto, come cita questa canzone che “nascondono la verità- e il senso degli uomini in verticale ascesa”. La musica anche questa volta ci da una chiave di lettura, ci regala un tentativo di venire a capo al nostro destino o meglio, come cita la traccia n. 4 “Avanzate, Ascoltate”: “Illudermi di comprendere la verità degli uomini-e illudermi e difendermi dalle pazzie degli uomini”.
Il disco di Benvegnù è un disco che mette in luce una grande maturità musicale e un talento indiscutibile. “Hermann” è un respiro nel panorama musicale indipendente italiano, un disco che ci fa scorgere un po’ di luce. Dietro al viso coperto di Hermann noi, abbiamo trovato un riparo, un nido di suoni, colori e parole in grado di farci sentire meno prigionieri di noi stessi. Rapiti dalla musica, dalla perfetta armonia tra strumenti e voce, dall’originalità e inconfondibile stile di Benvegnù ci inchiniamo al destino. Qualunque esso sia.
82/100
(Gloria Annovi)
01 marzo 2011
2 Comments
Matteo Marconi
Ottime suggestioni letterarie. A me questo Fulgenzio, fa veniore in mente L’harry Haller del “lupo della steppa”, di Hermann (?) Hesse.
O il ragazzo di Brescia che è scappato dal mondo per morire nei boschi, per un delitto mai commesso.
Gloria
Ciao Matteo, grazie. Hermann è stata una bellissima scoperta. Attendo il concerto di Paolo a Modena. Bella questa tua citazione del ragazzo di Brescia!