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Ebbene sì, ci siamo cascati un po’ tutti. E in fondo non c’è che da rimanere a bocca aperta, quasi attoniti, al cospetto di “Skying”, terzo album degli Horrors. Quando nel 2007 uscì l’esordio di “Strange House” anche il più ottimista dei fan mai e poi mai avrebbe potuto immaginare che nei successivi quattro anni la band londinese sarebbe stata in grado di piazzare due lavori completamente diversi e di ottima fattura. Perché la meraviglia di detrattori e non è appunto provocata da questo fatto: gli Horrors hanno cambiato per tre volte, e allo stesso tempo hanno avuto una crescita stilistica e compositiva a dir poco incredibile. Se già nel 2009 “Primary Colours” aveva spiazzato pubblico e critica, con un passaggio a una ruvida new wave densa di graffianti chitarre, meritandosi a detta di molti la palma di miglior disco di quell’anno, ora con questo nuovo lavoro la band fa tabula rasa e spiazza ancora. Perchè “Skying” taglia nettamente qualsiasi cordone ombelicale con gli esordi degli Horrors.
Lo stesso cantante Faris Badwan in un’intervista ha dichiarato che dal vivo non eseguiranno più brani di “Strange House”, ormai lontanissimo da quello che è il presente del quintetto dell’Essex. Come anticipato prima, gli Horrors cambiano nuovamente, ma il livello pare non scendere, anzi si alza ulteriormente. Qualche traccia di “Primary Colours” si ritrova, ma sono dettagli. L’approccio è qui completamente diverso, meno impulsivo. Le chitarre si fanno rarefatte e quasi non si sentono, mentre allo stesso tempo sono le tastiere che diventano protagoniste. Sì le vecchie tastiere di tanta musica new wave degli anni ’80, ma rivisitate in chiave Horrors. Anche Faris Badwan canta in modo diverso, più soffuso e a tratti quasi sussurrato. Si è detto new wave, ma non solo.
Il contenuto dei 55 minuti di “Skying” è così vario che alla fine rimane piuttosto indefinito e forse è proprio questo il suo punto di forza maggiore. Da “Changing The Rain” fino alla conclusiva “Oceans Burning” sembra di iniziare un lungo viaggio sonoro, fatto di rimandi e sensazioni. Un blocco unico, dove però ciascuno dei dieci brani vive di luce propria e ha la sua precisa identità, senza che vi sia una benché minima ricerca del pezzo radiofonico. La stessa “Still life”, singolo che ha lanciato il disco, ne è la prova. Pezzi come “I Can See Through You”, “Endless Blue” e l’interminabile “Moving Further Away” vanno dritti al cuore, con la loro marcata forza espressiva. Insomma, senza girarci troppo intorno: siamo davanti a una delle migliori uscite di quest’anno.
Ora la domanda che sorge spontanea è quanto margine di miglioramento potranno avere ancora gli Horrors. Risponderanno loro stessi, magari fra due anni, quando ci stupiranno ancora con un nuovo cambiamento.
88/100
(Francesco Melis)
16 Luglio 2011