Share This Article
È un bicchiere mezzo vuoto la nuova uscita dei R.E.M.. Con “Accelerate” tre anni fa hanno dato inizio ad una nuova fase della loro carriera, scegliendo di allontanarsi dalle ricerche pop innovative degli splendidi “Up” e “Reveal”, per non rischiare più di perdere la loro lucentezza come nello scialbo “Around The Sun”. Senza diventare una multinazionale della canzone a buon mercato, i tre di Athens sono tornati ora degli onestissimi interpreti della canzone tradizionalmente rock americana. Fanno solo quello che sanno fare anche ad occhi chiusi e a conti fatti potrebbe pure bastarci.
A rispondere alla chiamata c’è questa volta una sfilza di ospiti degni di un gala. Tra essi non è tanto Patti Smith a lasciare il segno, impegnata a dare lustro ad una poco convinta riproposizione di “Country Feedback”, per l’occasione ribattezzata “Blue”, quanto piuttosto il suo fido scudiero Lenny Kaye. Presente fisicamente in sole due canzoni, come ispirazione feconda invece metà album, ovvero la sua parte più urgentemente r’n’r, in definitiva quella più convincente: la riuscita “Alligator_aviator_autopilot_antimatter”, con una inaspettata Peaches ai cori che respirano la stessa aria dei tempi di un classico come “Easter”, il minuto e tre quarti scodinzolante di “That Someone Is You”, il classicismo rassicurante (anche troppo) di “Mine Smell Like Honey”, ma soprattutto l’uno-due iniziale, con entrambi i piedi ben saldi nel ’94 di “Monster”, ovvero la tesa “Discoverer” e la nuvolosa e durissima “All The Best”.
Sono le ballate invece a suonare stanche e arrese. Ma siccome stiamo parlando di un gruppo di razza e classe infinita a cui dobbiamo rispetto sincero e incondizionato, ci limitiamo solo a dire che non le troviamo particolarmente riuscite. Che siano poi l’occasione per diffondere testi densi e preoccupati è un’altra questione, dal punto di vista strettamente musicale non ce n’è una che lasci il segno e a poco vale se nella risaputa “It Happened Today” c’è addirittura Eddy Vedder a disperdersi tra i cori.
Concludiamo, quindi: “Collapse Into Now” è un album inutile per i più, piacevole per i fan di vecchia data, più conservatore e meno felice per umore e risultati del suo predecessore, ma pur sempre un’opera dignitosissima che non intacca la reputazione della migliore r’n’r band ancora in attività nel pianeta.
60/100
(Lorenzo Centini)
10 marzo 2011
3 Comments
Matteo Marconi
E’ un disco di cloni malriusciti.Senza anima, e questa è il peccato più grave che i R.E.M. potessero commettere.
Lorenzo Centini
vero, ma non sarei così drammatico. non mi resterebbero altri idoli a cui appiccare il fuoco.
Amato Carbone
Per chi ha visto due concerti dei rem in una settimana (lontano luglio 2008) ogni disco è un pezzo di cuore. Non posso però non concordare con la recensione di lorenzo. Eppoi gli idoli servone sempre, anche solo per essere abbattuti