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L’orario era un po’ balengo, alle 18.30 anche uno di Milano avrebbe fatto fatica ad arrivare in tempo. In realtà la scelta si è poi rivelata abbastanza tattica: bastava battezzare mezzo pomeriggio perso che poi ti si apriva la serata – dopo lo splendido “aperitivo” con St Vincent – come una cozza.
Teatro dal Verme, saletta piccola sotto: clima da concerto per pochi invitati, vicinissimi al palco, seduti, in totale si sarà stati in 300. L’idea era di essere ad un appuntamento esclusivo, e che potrà essere per certi versi raccontato nel tempo che verrà: non so voi, ma noi si scommette infatti su un futuro con platee ben più ampie per la cantante di Tulsa.
Dopo l’esibizione abbastanza anonima di Cate Le Bon, una cantante fieramente gallese dalla buona voce celtica ma dall’accompagnamento chitarristico sotto ogni media provinciale, con canzoni abbastanza ascoltabili ma non irresistibili, si entra nel vivo della serata con l’arrivo in scena di Annie Clark, stavolta in pantaloncino corto di pelle nera e maglietta dorata con schiena in bella vista. Bella come sempre, ma questo è scontato.
Inizia con “Surgeon” e si viene subito proiettati nel suo mondo di tastiere pastose, riff mai banali dall’andamento ondulato alla Ravel, assoli lancinanti, bassi Moog che puntano alle budella, chitarrismi dal suono di zanzara, batterie tra l’analogico e il digitale. Il suo è in buona sostanza un blues futurista, e ce ne se accorge ancor di più dal vivo: è istinto trasformato in partitura, è emozione fatta vibrare in aria e ricompressa per poi riesplodere.
Ma l’elemento che sorprende di più – e lo si può notare in qualsiasi filmato dal vivo su YouTube – è la passione indescrivibile che promana da Annie che suona come se fosse la sua ultima volta, che sorride tra sé godendo del rapporto fisico che ha con la sua chitarra, che alza gli occhi come in estasi, come i bambini piccolissimi che, si dice, “guardano gli angeli”. Alla fine di “Actor Out Of Work” sembra quasi abbia una crisi isterica, mentre altre volte il suo viso dai lineamenti tra il dolce e lo spigoloso va quasi a sovrapporsi a quello di una Madonna del Lippi.
La maggior parte del repertorio è dedicato all’ultimo (bellissimo) album “Strange Mercy”, rendendo ancor meglio dal vivo le poche canzoni che su disco convincono meno, come ad esempio la parte iniziale di “Dilettante” che sembra un lento senza tempo o “Neutered Fruit” in cui la frase “Did you ever really stare at me?” si trasforma in un mantra ipnotico. Ed è anche simpatica, la St Vincent: tra una canzone e l’altra racconta un po’ di aneddoti, come quello del cantante dei Pop Group che, sapendo che Annie e la sua band portavano in giro una loro cover (“She Is Beyond Good and Evil”), aveva fatto un’ospitata durante il concerto di Londra e si era presentato nei camerini con una spugnetta per lavare i piatti dicendo: “Era di Sid Vicious, e si chiama Sid Dishious. E’ molto punk”.
In effetti anche la versione di St Vincent di “She Is Beyond Good and Evil” è movimentata: un funk-punk che fa diventare inutili le sedie del Teatro dal Verme, tentati come si è dall’alzarsi e iniziare a muovere il fondoschiena. Impossibile non postare, per darvi l’idea, un video della versione di St Vincent di questo brano (qui ad Atlanta alla fine di Ottobre 2011):
Ma il pubblico è rapito dall’esibizione di Annie, e se ne sta seduto ad ammirare: alla fine, nei bis, St Vincent viene persino in mezzo alla platea e dà in mano la sua chitarra, in un momento sonico, ad una ragazza stranita che non sa cosa farsene, mentre lei la istiga a picchiarci su più che può. Ma forse è giusto così: l’intimità di questo concerto non poteva essere virata in qualcosa di più da stadio.
Ci terremo invece stretta, a livello di ricordo della serata, la sensazione di aver condiviso con St Vincent un po’ di quella sua passione speciale per la musica, e di averlo fatto in un piccolo luogo di una metropoli del nord Italia.
(Paolo Bardelli)
Setlist:
Surgeon
Cheerleader
Save Me From What I Want
Actor Out Of Work
Chloe in the Afternoon
Dilettante
Cruel
Just The Same But Brand New
Champagne Year
Neutered Fruit
Strange Mercy
She Is Beyond Good and Evil
Northern Lights
Year of the Tiger
Marrow
Encore:
The Party
Your Lips Are Red
24 novembre 2011