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La memoria di Jeff Buckley, il mito di Jeff Buckley… Ogni volta che ascolto i suoi pochi (ahimè) pezzi ripenso alla mia incredulità, al rifiuto di credere che percorreva il mio corpo il giorno in cui arrivò la ferale notizia della sua scomparsa tra le acque infide del Grande Fiume Americano, il Mississipi. Purtroppo, la realtà era quella, bestiale. Da quel giorno, la madre di Jeff, Mary Guibert (la quale 22 anni prima perse il geniale e dissoluto compagno Tim), si prese appunto l’impegno di onorare la memoria ed il mito del suo ragazzo dalla voce superba. In “Mystery white boy”, assieme al chitarrista Michael Tighe, essa produce e rivela ai moltissimi fans altre tracce “live” di Jeff, periodo ’95/’96. Tra esse, oltre meravigliose versioni delle già note “Grace” e “Dream brother”, troviamo covers appassionate di “Kanga roo” (gemma del grande Alex Chilton) e “The man that got away”, vecchio standard di Gershwin, il quale viene interpretato da un vocalist sempre alla ricerca del suo limite attraverso un controllo tecnico eccezionale che fa binomio con una rara visionarietà. Se per caso non aveste mai sentito nulla di questo grande artista, “Mystery white boy” riassume perfettamente le straordinarie doti di compositore ed interprete di un giovane uomo a cui un destino cinico e baro strappò la vita a soli 31 anni, privando nello stesso tempo l’Arte di uno dei suoi più fedeli e capaci seguaci.