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E alla fine Jarrett si superò… Questo è senz’altro, a tutt’oggi, il suo più bel concerto solista. La struttura di base è simile a quella del Vienna concert, ma l’esibizione alla Scala di Milano è, se possibile, ancora superiore. E’ sempre la prima parte ad essere la più interessante: ora oscura, ora più solare, è una lucida e straordinaria illustrazione del pianismo di Jarrett. Concentriamoci a titolo esemplificativo sul finale della lunga prima parte: bisogna fare attenzione al germogliare del tema, alla sequenza di note che, lentamente, vanno a creare la melodia. E poi, infine, godiamocela questa melodia: da accapponare la pelle! Come per certe parti del concerto a Colonia viene da chiedersi: “Ma non l’ho già sentita?” Ovviamente non è cosi: sono creazioni uniche, che nascono in una sera e a volte, per fortuna, possiamo ascoltare e riascoltare a casa. Sono però intuizioni talmente belle che si fa fatica a pensarle come non scritte, frutto di momentanea ispirazione.