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L’Avvocato di Asti apre il decennio con un capolavoro, geniale prosecuzione e rifinitura del precedente “Un gelato al limon”. L’uso dell’orchestra prende sempre più piede, colorando le canzoni di un’irresistibile patina jazz e swing.
Ormai Conte è interprete di un “genere non genere”, che trascende qualsiasi definizione restrittiva. Il Grande Sornione è un catalizzatore di umori e ricordi, di posti e paesi, di amori e situazioni. In “Paris milonga” ci sono dieci pezzi: ebbene, almeno sei di questi possono essere considerati assolutamente straordinari.
“Alle prese con una verde milonga”, per esempio; per molti la sua canzone più bella ed intensa, sicuramente un fantastico elogio alla lentezza, a come un ritmo lentissimo suonato più che delicatamente possa fare battere il cuore più veloce di un pistone.
E poi “Via con me”, altro pezzo che si disputa questo campionato di bellezza con la “Milonga”. Essa diverrà col tempo uno degli hit più richiesti, anche grazie al suo inserimento in alcuni spot pubblicitari e nel film di grande successo “French kiss”. Nei tardi anni ’90 “Via con me” sarà presenza fissa in tutti i live act di Conte, sia in versione standard che in versione ultimo bis, turbinosamente accelerata verso l’ovazione.
Il jazz e lo swing, forse gli amori più radicati nel musicista astigiano, trovano finalmente valvola di sfogo nell’eccezionale “Boogie”, mentre “Madeleine” (straordinaria) e “Parigi” sono vere e proprie poesie, che fanno sognare e commuovere. “Paris Milonga” esprime l’unica fusione di tre grandi scuole musicali: quella italiana, quella nord/sudamericana e quella francese. L’album è una pietra miliare della musica internazionale e consacra il suo autore all’ineluttabile: essere un genio.
La frase, da “Via con me”: “…via, via, non perderti per niente al mondo lo spettacolo d’arte varia di uno innamorato di te…”.