Share This Article
Che cosa diavolo potrei dire per onorare al meglio la prova di questi ragazzi che hanno ormai in mano le sacre chiavi del grande pop? Basterebbe solo una canzone come “Moving” per giustificare i soldi spesi! Giudico questa come la migliore canzone dell’anno, uno splendido compendio di Beatles, Burt Bacharach, John Barry e… Supergrass. E’ straordinario il pensiero che questa melodia accompagnerà per sempre i miei giorni (e spero anche quelli di altre persone). Regola non scritta recita che il terzo album è sempre il più difficile da affrontare; ebbene qui siamo a livello di Eroica di Beethoven, che per inciso fu la Sua terza sinfonia. OK, spero che non si colleghi nessun amante della classica… Era solo una piccola provocazione per raggiungere lo scopo di farvi spendere un po’ di cartaccia svalutata per qualcosa che vale molto di più del suo valore commerciale. I Supergrass sono il più grande connubio di leggerezza e potenza nel panorama musicale attuale. Racchiudono in sé la grande tradizione del pop inglese, il ruvido rock blues à la Stones e la follia di certi gruppi glam inizio Seventies. Gaz Coombes, che ormai non dubito di definire un genietto compositivo, passa da un timbro corrosivo alla Big Mouth Jagger a diverse parodie di voci diseguali e buffe con stile incomparabile. Segnalarvi delle canzoni tra le 12 gemme che compongono questo dono sopranaturale? My God, difficilmente può essere altrettanto… difficile! Oltre alla sopracitata “Moving” potrei aggiungere “What went wrong”, “Beautiful people”, “Eon”, “Faraway”, ma sto facendo un torto bestiale alle altre. Io adoro le classifiche di merito, ma qui non chiedetemele! Pensate che proprio in questo momento è partita “Jesus come from outta space” ed ho subito pensato: “Merda, ma questa è tra le prime tre!” L’unica cosa che mi sento di affermare è questa: non schivate il capolavoro, non evitate la bellezza ma lasciatevene abbagliare, magari come fece Ulisse con le sirene. Dopo averle ascoltate egli divenne molto più selettivo!…