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Carlos Santana, da quanti anni è sulla cresta dell’onda quest’omino qui? Ormai ha alle spalle una certa discografia, ha scritto pezzi molto diversi, con un sound che nasce dal sincretismo di generi ancor più lontani, è riuscito ad adeguarsi agli stili dei vari periodi pur rimanendo sempre se stesso.
Sembra che ‘sta magia da Fenice gli sia riuscita un’altra volta: Santana è ora giunto ad una delle sue rinascite, forse la più incredibile.
L’ultimo album, dal titolo “Supernatural”, è caratterizzato dalla collaborazione artistica di grandi nomi del calibro di Eric Clapton, Dave Matthews, Eagle-Eye Cherry, Everlast, Lauryn Hill, Rob Thomas e tanti altri, il che ci fa capire che Carlos non ha mai smesso “di far parte del giro” e che certo non è un artista isolato, ma anzi molto aperto agli stimoli e alle suggestioni delle nuove tendenze e dei vecchi blues-man.
Santana mi dà proprio l’idea di un furbacchione che riesce ancora a divertirsi nel suo “mestiere” e che per istinto naturale sente il bisogno di rinnovarsi continuamente, come ogni vero artista. E, si sa, per ottenere dei cambiamenti ci vogliono dei nuovi contatti. Ecco dunque il perché del coinvolgimento di un cotal stuolo di personaggi.
A dire la verità mi sono infilato le cuffie senza eccessi di fiducia visto che sul disco avevo sentito pareri discordanti. Ma mi ci è voluto poco per mutare parere: adesso lo so, quanto prima mi comprerò questo splendido cd.
Vediamo perché: “(Da le) Yaleo” non è certo il mio brano preferito e io non l’avrei scelto come traccia d’apertura, ma non si può negare che abbia ritmo e qualità.
“Love of my life” è bello, una stupenda ballata impreziosita dal particolarissimo timbro di voce di Dave Matthews. Il riff di chitarra è perfettamente indovinato (ma con Santana ci si dovrebbe stupire del contrario) e tutti gli strumenti hanno un bel suono pastoso, ben armonizzato. Bell’assolo finale di chitarra, sottolineata dai bongo e dal pianoforte. “Put your lights on” è un magnifico “lento con grinta”, bella voce profonda e chitarra ritmica grazie al contributo Everlast. Gli assoli di Carlos accompagnano superbamente.
“Africa bamba” è il trionfo della chitarra acustica. Pezzo pacato, romantico, che fa sognare di tramonti su spiagge lontane, con gente che danza nel rosso vespertino. E alla fine il brano diventa questo: un richiamo alla danza.
“Smooth”: spero bene che questo pezzo esaltante non abbia bisogno di presentazioni. Per fortuna lo hanno trasmesso abbastanza su MTV e TMC2 e dovrebbe aver conquistato anche chi il cd non l’abbia ancora acquistato. Travolgenti la chitarra di Santana (che ci azzecca al 100%) e la voce decisa di Rob Thomas. “Do you like the way” a me non piace il rap, questo è un pezzo rappeggiante e dovrebbe farmi schifo. Tuttavia le parti melodiche e gli interventei chitarristici di Carlos rendono ampiamente sopportabile questo lavoro di Lauryn Hill, il finale è però tirato troppo per le lunghe. “Maria Maria ” è una lenta ballata ben ritmata che riesce ad essere sensuale senza sconfinare nel melenso. In “Migra” c’è un suono di chitarra alla Ghigo Renzulli, cori quasi tribali, tamburi e ritmi coinvolgenti, un sound amazzonico, africano, metropolitano: tutto questo e mille altre suggestioni ancora: bell’insieme di suoni, gran bell’arrangiamento, melodia più carente.
“Corazon espinado” è certamente uno dei pezzi “forti” dell’album. Ha ritmo, melodia, sonorità intense e non solo per quel che riguarda le chitarre: le percussioni sono fenomenali (Alex Gonzales & Karl Perazzo)! Tutto curatissimo e perfetto: i latino-americani ci san proprio fare. “Wishing it was”, scritta e cantata da Eagle-Eye Cherry, non è malaccio, ma non mi esalta. E’ un po’ loffia, un po’ troppo ripetitiva e stanca nel finale. “El Farol” è una di quelle magnifiche ballate in cui la bravura di Santana alla chitarra trova tutto lo spazio che merita. Pezzo bello e struggente, lento e melanconico, affascinante e triste.
“Primavera”: anche questo brano mi pare ben bilanciato tra ritmo e melodia, davvero ben riuscito. Carlos si sa sempre scegliere delle belle voci (in questo caso KC Porter). Oddio, non mi esalta al massimo, ma anche questo è un buon pezzo.
Solo per il fatto di vedere al fianco le chitarre di Clapton e Santana “The calling” è già un evento, un momento speciale. E ad ascoltarlo non si rimane delusi. Alcune sonorità chitarristiche sono vagamente alla Dire Straits. Pezzo strano, questo, strano e bello. Traccia finale: degna conclusione di un grandissimo album.
Adesso tocca a voi: buon ascolto!