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Di sicuro uno dei Side-project meglio riusciti di
questi ultimi anni. Nulla a che vedere con gli Sturmtruppen of Death di Scott Ian (Anthrax + Slayer) o i Down di Phil Anselmo e compagnia (Pantera + Crowbar + Corrosion of Conformity) per genere, sonorità e intenzioni; ma non per questo inferiore.Tutt’altro! Il gruppo capitanato da Maynard James Keenan (Tool) e Billy Howerdell (già collaboratore dei Nine Inch Nails e degli Smashing Pumpkins) propone molteplici innovazioni e novità sonore come tessuto di base per un nuovo alternative style. Grandi intuizioni, dunque, che colgono impreparati anche i più scettici del settore, i quali accoglievano questo progetto esclusivamente come un astuto seguito dei Tool; e invece sono stati prontamente smentiti da questi 5 musicisti, molto eterogenei tra di loro, ma che hanno saputo amalgamare perfettamente le proprie provenienze musicali (Maynard James Keenan, voce, Billy Howerdell e Troy Van Leeuwen alle chitarre, Josh Freese batteria, Paz Lenchantin basso e violini).
Sono molte le contaminazioni presenti nell’album, a cominciare proprio dalle più riuscite intuizioni Tool, che riecheggiano nel singolo d’uscita, “Judith” (ne contiene le radici più metal), ma si sposano perfettamente con le reminiscenze Nine Inch Nails (“Magdalena”, “Rose”), con un incredibile mood di Seattle e suggestioni etno-folk, che, a volte, sfiorano la psichedelia. Tutto rucamato con genialità e perfezione da Howerdell, creando così un nuovo tessuto sonoro, dove linee melodiche si alternano a esplosioni di suoni, quando questi non si sovrappongono. (Lodevole è la struttura musicale di “Rose”, forse il brano più significativo e riuscito dell’album). A fare decollare l’opera ci pensa poi la splendida voce di Keenan, più che mai raffinatasi nel corso degli anni, capace di plasmarsi perfettamente con la musicalità dei brani, di riscaldare o di raggelare gli animi di chi ascolta.
Sicuramente uno degli album più belli dell’anno.