Share This Article
Se “Pablo Honey” è stato un esordio un po’ acerbo ed indeciso, pur contenendo una canzone (“Creep”) che da sola vale l’acquisto dell’album, “The Bends” segna decisamente la svolta artistica del gruppo ed in particolare del suo instabile leader, Thom Yorke.
Preceduto da un grande singolo come “Just”, canzone irruenta e contemporaneamente evocativa che anticipa molte tematiche dell’album, il secondo lavoro della band impressiona davvero nella sua qualitativa unitarietà sonora e compositiva. Il sound è divenuto molto più personale e riconoscibile, con in primo piano lo straordinario impasto delle tre chitarre di O’Brien, Yorke e Jonny Greenwood. Esempio altissimo di questo nuovo ed invidiabile rigore stilistico è la struggente “Fake plastic trees”, a mio avviso il più grande pezzo del pregiato carniere Radiohead.
Stimolati anche da precedenti tournée negli Stati Uniti, dove Thom & Co. osservano disgustati le molte anomalie di una società pluriavanzata, i cinque trovano nuovi grandi spunti per le loro feroci critiche verso il Sistema. La sopracitata “Fake plastic trees”, l’elegiaca “Nice dreams”, la stessa title-track sono altrettante denunce contro stili di vita ormai artificiali e sottomessi ai dettami di una qualsiasi moda. Arcano, vario, disperato, incazzato, malinconico, ultraterreno…Questo è “The Bends”, per chi ha ancora voglia di ascoltare e pensare.
25 settembre 2000