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Per parlare di colonne sonore è necessario parlare anche dei loro film? Non saprei. Per tranquillità dico subito che il film mi è piaciuto. Avevo qualche riserva sul protagonista, su Forest Whitaker, ma niente da dire, è il suo film. La colonna sonora poi fa bene il suo dovere. Arricchisce la pellicola, diciamo che si fanno del bene a vicenda. Bene, ora ci possiamo dedicare all’album.
Il produttore è una superstar, The RZA dal Wu Tang Clan. Un produttore puro, abituato a gestirsi fra artisti eterogenei e a amalgamarli in un lavoro unitario. Poi soundtrack e rap hanno una tradizione brillante, sin dai tempi di “Beat Street” con Afrika Bambaataa. I presupposti ci sono, insomma. E il lavoro, alla fine, è carino… Il fatto è che mentre guardavo il film ero sicuro che la colonna sonora non fosse originale. Pensavo che RZA avesse messo insieme, magistralmente, pezzi suoi e di altri adepti del Wu style. L’effetto era davvero impressionante, per l’omogeneità e comunque per la qualità globale. Trovato il cd, e letta la track list un po’ ci sono rimasto male. La colonna sonora è originale, è stata scritta per questo film! Allora c’è qualcosa che non va. Possibile che un talento simile si accontenti di rifare il solito beat, e di firmarlo Wu Tang Productions? Ascoltando questo “Ghost Dog The Album” non sono riuscito a cambiare parere. Quella che mi era sembrata omogeneità è diventata banalità, nonostante qualche buona traccia. Le buone tracce sono “Strange Eyes” di Sunz Of Man e 12 O’Clock & Blue Raspberry, “Don’t Test/Wu Stallion” di Suga Bang Bang e “The Man” di Masta Killah & Superb. Le altre tracce sono buone anche loro, perché no? E’ che per chi conosce il Wu Tang Clan è sempre la stessa pappa. La qualità delle produzioni è alta, certo, ma penso non basti a giustificare un acquisto.
Alla fine l’ascolto è piacevole, e il suono di RZA è lo stesso che fece riemergere New York nella scena hip hop dopo il dominio di Los Angeles. Il suono di RZA è un classico, per questo chi volesse saggiarne lo spessore ha a disposizione ben altri classici. “Ghost Dog” decisamente non è un classico, è appena un lavoretto onesto. Orecchiabile, e adatto per chi vuole iniziare ad ascoltare un po’ di rap partendo con un prodotto di buona qualità. E pensare che RZA è lo stesso produttore dello straordinario “Supreme Clientele”, del suo amico Ghostface Killah. Il ragazzo, insomma, non si è fermato. Prosegue la ricerca musicale con risultati persino entusiasmanti. Il Wu style è una firma e un’istituzione, non si può contestargli di mancare di originalità. L’evoluzione dell’hip hop ha già scelto altre soluzioni, ma la solidità dei Wu è inattacabile. Proprio qua il rammarico. “Ghost Dog” è vecchio e povero sia per l’hip hop che per il rap del Clan. Il Clan che accusa gli anni ma che non è morto. Alla fine, l’unico suggerimento è godersi “Ghost Dog” al cinema o in cassetta, dove il lavoro di RZA fa da mattatore. E spendere i sudati dobloni per “Supreme Clientele”.