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I Limp Bizkit quelli di “Mission Impossible 2”. Se possedete una radio l’avrete sentita, “Take a Look Around”, avrete sentito il misto di chitarre distorte e urli e rap. Il rap-rock, e anzi il rap-hard rock ha camminato fianco fianco all’hip hop tradizionale fin dall’inizio. E nei Limp Bizkit c’è più rap o c’è più rock? Non è molto interessante, e per i Limp ancora meno. E’ vero insomma che i Limp non hanno inventato nulla, ma la formula della loro musica merita davvero un’attenzione particolare. Ora lasciamo stare i mischioni più evidenti. Lasciamo stare cioè i gruppi heavy e metal (Anthrax, Aerosmith…) che hanno collaborato con artisti rap. Prendiamo invece chi ha fatto del crossover il proprio credo musicale. I Rage Against the Machine sono la bandiera di questo stile, ma i fuoriusciti dall’hip hop sono ormai una folla. I Cypress Hill sono più sull’altra sponda che in patria. Di chitarre distorte pare non possano più fare a meno, peccato solo non siano capaci… Ice T per sfogare le voglie di hard rock ha creato il Body Count, e Everlast dopo gli House of Pain girovaga fra i generi (musicali). I Limp Bizkit di Fred Durst non hanno fatto parte di nessuna chiesa. Nè dell’hip hop e né del rock, hard o meno. La loro formula allora ha un altro segreto. Prendere le chitarre distorte, prendere il suono dell’ hard rock e ammorbidirlo. Poi prendere un rap tranquillo, piano, pop, privo di invenzione, e metterlo insieme all’hard rock ammorbidito di prima. Ne viene una ricetta gustosa, in cui non si mischiano i sapori, e in cui il rap e le chitarre ruotano insieme senza miscelarsi. Una bella trovata.
La traccia del successo è la molto nota “Nookie”, una carta d’identità del suono dei Limp. Le altre sono altrettanto riuscite, ma non così equilibrate. C’è quella più rockettara e quella più rappettara. Quella spaccatimpani e quella lenta lenta. Dalla sei alla nove regnano le chitarre distorte. Le altre, per farla semplice, sono crossover. Un genere ibrido di rap e hard rock, la specialità della casa insomma. “N 2 Gether Now” è la sola traccia del tutto hip hop, e non è male per niente. Produce il solito Premier, e Fred Durst rappa con la sua voce acuta e nasale, come quella di Eminem. Si somigliano, lui e Eminem, almeno nel tono di voce. Sono amici e hanno cantato insieme, sono stipendiati entrambi dalla Interscope e sarà facile che collaborino a qualcosa di più di un paio di tracce sparse. E’ un auspicio, perché se Durst ha un taglio ancora da musicista rock, la voglia di hip hop e il talento promettono bene. Un cantante che rappi con questa abilità e con tale flow è rarissimo. In questo pur riuscito album pare sacrificato, sembra avere cavalli che non riesce a scaricare a terra. “Nookie” e “N 2 Gether Now” sono le eccezioni, dall’energia bruciante.
La scritta ‘Limp Bizkit’ sull’album e tutto il taglio grafico denunciano il feeling con il movimento hip hop. Le produzioni sposano con ottime soluzioni strumenti e deejay, anche se la supremazia resta alla musica suonata, ai giri armonici e quant’altro. In Italia abbiamo avuto un gruppo che dalla musica suonata ha piano piano introdotto le macchine. I Casino Royale del live ’96 e di “CRX” sono stati i fautori del miglior crossover hip hop italico. Produceva Dj Gruff, il Premier nostrano. Durst e soci paiono su questa via. Disimpegnare le chitarre e circondarsi di mixer e piatti, e maturare un suono già rotondo e efficace in questo “Significant Other”. In realtà la mia è una speranza, perché l’album è proprio bello. La formula è vincente, e promettente.