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Il Lancaster Gate che nella suggestiva cover apre le sue porte ai cinque musicisti è davvero una bella metafora di vita. Questo è il viale che dovete percorrere, ragazzi, nessuno sa dove e quando finirà…Per il momento ci si può solo sbilanciare con le undici canzoni che compongono questo esordio parecchio incensato nel Regno Unito. Zio Paul Weller ha già un po’ svezzato Washbourn & Co., invitandoli come spalla in diversi concerti. Non dimentichiamo che il Vecchio Brontolone adocchiò gli Oasis ancora sconosciuti e rilanciò letteralmente la carriera degli Ocean Colour Scene. Se il buon giorno si vede dal mattino…Dopo il proverbio, l’album: “Onka’s big moka” è gradevole, senz’altro non è un’opera prima sconvolgente. Tutto il lavoro è impregnato di un mood molto anni ’70, con espliciti riferimenti ai Traffic periodo 67/68 (le mal riuscite “Achilles heel” e “Summer cycle” e l’affascinante “High flying bird”) e ad un certo revival inizio anni ’90 che vide in Jamiroquai e negli ultra sottovalutati Mother Earth animatori eccellenti. “Let the people know” contiene tutto ciò ed è anche un’ottima opening track. Sorprende inoltre la divertente versione di “Dancing in the moonlight”, tormentone di migliaia di feste fine Seventies, rimessa a lucido dai Toploader fino a renderla migliore dell’originale. Tra intrinseci omaggi ad Uncle Paul ed agli ormai purtroppo storici Kula Shaker (“Do you know what your future will be?” e “Just about living”) si arriva alla finale “Floating away (in the bath tub)”, divisa a metà tra una sorta di ragtime interrotto da un’esplosione di chitarre pericolosamente simili a quel capolavoro che fu “Black hole sun” dei Soundgarden. Lancaster Gate si chiude, i ragazzi sono dentro, lasciamoli camminare ed aspettiamo fiduciosi.