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Pur ammettendo la mia idiosincrasia verso le antologie (lasciano sempre fuori qualche traccia importante e sanno di celebrazione o di addio), non posso esimermi di segnalare la prima raccolta dei Blur. Pensandoci bene, sono passati già dieci anni dai loro esordi: sono ormai un gruppo storico! Immagino la faccia disgustata di Damon Albarn, nel caso leggesse e capisse la mia boutade. Comunque, volenti o nolenti, i quattro londinesi si sono ormai ritagliati un pezzo importante nella storia della musica inglese ed internazionale. Purissimi eredi della nobile tradizione brit-pop (dai Beatles agli Xtc, dai Kinks ai Jam), i Blur hanno caratterizzato gli anni ’90 attraverso composizioni taglienti ed originali, fresche ed intelligenti, passando dal baggy degli inizi alla lo-fi filo-sperimentale degli ultimi due album (“Blur” e “13”). Così, in questo Best troveremo gli esordi di “She’s so high” e “There’s no other way”, per arrivare alle introspezioni di “Tender” (sorta di gospel futurista) ed alle atmosfere rarefatte ed annoiate della bellissima “No distance left to run”. In mezzo c’è la vera celebrità conquistata dal complesso londinese. “Parklife”, “Girls and boys”, “Country house”, “Song 2” furono hits da milioni di copie nei middle 90’s e canzoni come “The universal”, “Coffee and TV”, e “To the end” sono semplicemente capolavori senza tempo. Oltre ad un inedito, la nuova ed affascinante “Music is my radar”, e la versione CD single di “For tomorrow”, troviamo allegato anche un CD dal vivo, registrato lo scorso dicembre alla Wembley Arena. Aspettando con ansia nuovi sviluppi, ripassiamoci un po’ di storia.