Share This Article
Il primo disco solista del chitarrista dei Beatles è la colonna sonora, pressoché interamente strumentale, per un film, “Wonderwall” appunto, di non molte virtù e corrispondente successo. Il ’68 è l’anno della spedizione in India del quartetto di Liverpool e Harrison si dimostra il più contagiato dalle sonorità e in generale dalla musica di quel paese: in verità già la sua “Within you without you”, inserita in “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, evidenziava chiare influenze orientali. Quest’opera le ribadisce definitivamente. L’autore vi ricopre un ruolo esclusivamente compositivo, mentre più della metà dei musicisti coinvolti è costituita da indiani; lo stesso dicasi degli strumenti: si va da sitar, sarod e surbahar, strumenti cordofoni (chitarre indiane, per farla breve), a tabla e pakhavaj, due tipi di tamburi, sino allo shanhai (strumento a fiato simile all’oboe); il tutto condito da basso, chitarra elettrica, percussioni tradizionali e tastiere. Il risultato rimane sostanzialmente entro i confini della curiosità sperimentale, anche perché la struttura dell’album segue chiaramente quella del film (si osservi la track list), e dunque è episodica, frammentata, con brani per lo più brevi o brevissimi, che non permettono un adeguato sviluppo del discorso musicale. Pezzi come “Ski-ing” o “On the Bed” avrebbero potuto costituire la matrice per belle canzoni, anche solo strumentali. La seconda poi strappa il nostro plauso per il suo andamento ipnotico, che fonde a meraviglia, o meglio avrebbe fuso in circostanze diverse, rock e musica orientale. Micidiali ciofeche (o finezze sperimentali?) come “Microbes” o “Crying”, sono invece consigliate a chi sia propenso all’autoflagellazione musicale: per chiarire il contenuto della seconda è sufficiente il titolo. Chi ne ha voglia può confrontare la conclusiva “Singing Om” con “Om” dei Moody Blues che, nel medesimo anno ’68 e con le medesime influenze musicali misticheggianti, concludeva l’album “In search of the lost chord”.
Per un errore l’indicazione di durata di “On the Bed” e “Glass Box” risulta invertita. Per i cinefili che osino intraprendere la ricerca del film un paio di informazioni: il regista si chiama Joe Massot, nel cast c’è Jane Birkin, ed è inutile cercare sui dizionari cinematografici più largamente utilizzati: l’abbiamo già fatto noi!
Il disco fu prodotto in origine dalla Apple, sfortunata casa discografica dei Beatles.