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Tra gli album che hanno fatto gli anni novanta, “Vs.” dei Pearl Jam è da considerarsi nella stretta cerchia delle perle assolute assieme ad altre del calibro di “Superunknown” dei Soundgarden, “Mellon Collie and the Infinite Sadness” dei Pumpkins e all’omonimo del 1995 degli Alice in Chains.
“Vs.” si fa notare subito per la potenza. Il violento impatto di “Go” e di “Animal” è a dir poco esaltante: suono compatto, assoli dirompenti, voce arrabbiata.
E tutto questo si ritrova in altri episodi del disco quali “Blood”, “Rats” e “Leash”. “Glorified G” e “Dissident” sono da brividi per le suggestioni che presentano, un misto di potenza e melodia, di cattiveria ed epicità, di anticonformismo e di perfezione rock. Su tutto splendono le gemme “Daughter” e “Rearviewmirror”, forse i picchi emotivi di Versus, le quintessenza dell’opera, la prima affascinante, la seconda in bilico tra lirismo e crudezza.
Cito anche le rimanenti tracce “W.M.A.”, “Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town” ed “Indifference”, bellissimo finale e ottima medicina per stemperare il clima torrido dell’album e rendere l’ascoltatore subito pronto a ricominciare con un immediato nuovo ascolto.
Su tutto “Vs.” dominano le chitarre ed il sound del rock chitarristico di alcune fasi degli anni ’70. Eddie, Stone, Mike, Jeff e Dave (Abbruzzese) hanno dato in Versus il loro meglio.