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Se attendere due anni, tra un album e l’altro, desse sempre questi frutti, tutti i musicisti farebbero così. “Modern life…” è semplicemente un capolavoro e segna la focalizzazione dei Blur su suoni ed argomenti precisi. Da questo lavoro si può far partire la vera rinascita del brit-pop, che culminerà un paio di anni più tardi con l’improponibile duello con i fratelli Gallagher: questa però è un’altra storia. Raccontiamo dunque le meraviglie di “Modern life…”, un lavoro che all’epoca non raccolse i meritati onori commerciali, ma che comunque fece da illustre apripista all’ipermilionario “Parklife”. Dire che il secondo lavoro dei Blur è la summa del pop inglese, dai Beatles ai Kinks, dagli Who ai Jam, sembrerebbe un delitto di lese maestà: dopo averlo ascoltato sono sicuro che sottoscriverete la mia dichiarazione. Ci troviamo di fronte ad una tale compattezza qualitativa da rimanere stupefatti. “For tomorrow” è una formidabile opening track, degna di entrare in una speciale top ten compilata da appassionati mod, mentre “Advert” inaugura i sensazionali pezzi n°2 che troveremo d’ora in poi in tutti i lavori del complesso. Fra divertissement alla “Who sell out” (“Intermission” e “Commercial break”), marcette marca Ray Davies (“Sunday sunday”), rock incisivi e già estremamente arrangiati (“Oily water”, “Coping”, “Turn it up”) e ballate sostenute quanto malinconiche (“Chemical world” e “Resigned”) “Modern life…” rischia di aderire come mastice al lettore: nella vita può succedere di molto peggio!