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Chi sono i Deltron 3030? Sono un buon mc, un buon produttore, e sono il dj più talentuoso degli ultimi anni. Sono Del Tha Funkee Homosapien, scritto così, senza ‘s’ alla fine. Immagino perché è singolare, americani… Sono Dan The Automator Nakamura, ma soprattutto sono Kid Koala, il piccolo orientale che con Dj Shadow ha fatto nuovo il suono dell’hip hop. Di certo hip hop, almeno. Ma se il prodotto è questo album, dobbiamo sperare che il nuovo hip hop si convinca a passare di qua. In due parole, c’è chi proviene dal vecchio rap e ne ha inventato un altro, quello di oggi, e chi invece il vecchio rap l’ha solo ascoltato. A chi è toccata la trincea, i tentativi, i timori, le incomprensioni di chi sparecchia le vecchie regole per altre mai sentite prima, non è andata poi male. Quei pionieri (diciamo gli Outkast, per esempio) ora sono eroi terribilmente in gamba. Kid Koala e soci invece hanno poco a che fare con le rivoluzioni del suono, e meno male. I signori dell’hip hop di questi tempi così possono fare un “Deltron 3030”, fresco, limpido, profumato…
Capisco, sembra uno slogan da Pro Loco. Aggiustando il tiro, basterebbe un’indicazione facile facile: la label. 75 Ark, quella degli Anti-Pop Consortium (presenti anche qui, con Beans) e dei The Nextmen. Kalporz ha già ospitato questi cugini talentuosi dei Deltron, ma “Deltron 3030” è l’evoluzione della specie. L’album è concepito come un film, un film del 3030. Persino i credits, all’interno, danno il copyright alla “75 Ark, New York 3030”. L’elenco dei creatori di Deltron è preceduto da un bel ‘Starring’, la scatola è il solito digipack della 75 Ark. Copertina sul giallo, retro sul verde… Chiaro il concetto? Deltron è un progetto diretto da Del Tha Funkee e Dan The Automator, un progetto sul mondo che verrà. Una sorta di “Metropolis” in musica, o di “Mondo Nuovo” o della fantascienza utopistica che preferite. Comunque, si tratta del mondo che verrà, del 3030, e della musica del futuro. C’è persino una chitarra, in un paio di tracce, ma davvero non disturba il progetto dei due terribili orientali. Il suono è perlomeno moderno. Metallico come è metallico un mixer e una session di turntablism (gli scratch insomma) ripulite e sistemate in studio. Mentre i campioni e le trovate melodiche anni ’80, passate per l’anima robotica del duo Nakamura – Koala cambiano patria. Provocano la strana emozione dell’archeologia industriale. I casamenti giganteschi delle fabbriche dell’ottocento, a loro modo moderni di tecnologia e raziocinio, ma antichi anche quando ristrutturati. In letteratura si chiama steampunk, e chi conosce il genere, la grandezza e insieme la miseria e la tristezza, avrà in mano “Deltron 3030”.
Mica facile inquadrare l’aria (freschissima!) di quest’album. In realtà basterebbe la prima traccia dopo l’intro, “3030”, per essere infilati nel mondo a parte di “Deltron 3030”. Il mondo di modernità e decadenza che da occidentale mi viene da associare al Giappone moderno dell’imperatore, dei kimono e della Toyota. Ma è mitologia, non ha senso qua. L’unica mitologia adatta, per i Deltron, è lo steampunk, appunto. Allora, la voce di Deltron Zero (Del Tha Funkee Homosapien) è la costruzione solida e usuale reinventata dall’opera di Cantankerous Captain Aptos (Dan The Automator Nakamura) e di Skiznod The Boy Wonder (Kid Koala). Le coordinate e le avventure del loro mondo si chiamano “Deltron 3030”. Enjoy.
Fat feat di Prince Paul, Sean Lennon e dai Blur Damon Albarn (presente anche nell’Intro). Fat tracks: “3030”, “Things You Can Do”, “Virus”, “Madness”, “Memory Loss”. Ma è un concept, da ascoltare tutto, con le cuffie, senza interruzioni.