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“900” è un album semplicemente geniale, picco creativo di un artista che non smette mai di stupire. Qui Conte sembra a caccia di consuntivi di fine secolo, orientando la barra della sua musica decisamente verso Ovest e pescando a piene mani dalla tradizione anni ’20/’30.
In “900” troviamo le prime tracce di “Razmataz”, il quale per ora è solo una realtà grafica espressa attraverso centinaia di tavole. Uno di questi disegni diventa la cover del disco. Vediamo un pianista di colore, tutto sghembo e concentrato sulla tastiera, lo stesso atteggiamento di Conte in concerto…L’amore per la “negritudine” è sempre più forte ed esplicito.
L’album è un condensato favoloso di più di 30 anni di carriera e di 50 anni di influenze ed infatuazioni. Prendiamo per esempio “Gong-oh” e “Brillantina bengalese”: esse sono un piccolo Bignami di riferimenti alle grandi jazz bands, da Louis Armstrong a Sidney Bechet, da Lionel Hampton a Benny Goodman. Lo swing tocca livelli insuperabili e totalmente originali in un panorama musicale floscio e deprimente.
Ascoltare un disco di Conte diventa un appuntamento irrinunciabile con la serietà ed il divertimento, con la serietà dell’approccio verso un artista intelligente e colto, con il divertimento di godere delle sue elucubrazioni in un modo così soave, lieve, giocoso. “900” è, potenza del titolo, un romanzo, una sinfonia.
Il mondo dell’Avvocato, a questo punto l’unico vero Grande Avvocato d’Italia, ci avvolge e travolge, passando dal tango di periferia di “Schiava del Politeama” alle classiche ballate onirico-provinciali (“Il treno va”, la stessa “Novecento”, con la quale si ride e ci si commuove). Il rapporto di coppia è sublimamente descritto nei 174 secondi di “Chiamami adesso”, canzone dall’atmosfera sospesa ed incombente, davvero memorabile.
E poi, ma chi mai può intitolare un pezzo “I giardini pensili hanno fatto il loro tempo”? Se avete cura delle vostre emozioni, nutritele con “900”: cresceranno sane e forti! Da “Novecento”: “Dicono che nelle case donne pallide sopra la vecchia Singer cuciano gli spolverini di percalle…”. Mitico.