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Il lavoro precedente di questo magnifico inglese ha spopolato. Si trattava di pura fatica da dj, ma con una trovata mica male. L’hip hop, saccheggiato e poi reiventato dalle sue soundmachine. Passato “You’ve Come a Long Way, Baby”, è già tempo di “Halfway Between the Gutter and the Stars”. Un misto di tracce da dj e altre che di disco o simili hanno poco. Somigliano più a ‘crossover’, con molto cantato e breackbeat funkettoni trascinanti. Trascinanti… I detrattori potrebbero dire ‘popolari’, e il successo di questa miscela musicale di detrattori ne ha coltivati intere vallate. In realtà la musica elettronica non è mai stata così varia. Ci sono i Chemical Brothers, c’è Moby, i Prodigy. Ognuno con una ricetta, una trovata, un’invenzione. E Norman Cook (il nostro Fatboy) sta lì in cima, e non da solo.
I vecchi fan piangono ancora il passato glorioso da dj disco. I duri e puri non glielo perdoreranno mai. Dov’è finito il raffinato beatmaker? Non saprei che rispondere, però non mi sembra si sia perso. Mi sembra integro e maturo, e per chi invece pensa si sia venduto guardi l’ultima traccia. Undici minuti monumentali a quattro mani, e le altre due appartengono alla leggenda, a Roger Sanchez da New York. Comunque il resto dell’album ha un altro sapore. Di nuovo, è il cantato a esaltare il talento del fat boy Norman Cook. La prima traccia è una lunga tirata rhythm & blues, dai timbri neri e sconcertanti. Non m’aspettavo una scelta così antielettronica, ma è buona scelta. E è solo l’inizio. Il primo singolo “Sunset (Bird of Prey)” campiona Jim Morrison, e fate attenzione. Se è la seconda traccia dell’album, allora avete la ‘clean version’. Insomma vi siete persi “Star 69”, vera summa autocelebrativa della musica di Fatboy Slim. La firma sull’album. E arriviamo ai due gioielli. “Love Life” e soprattutto “Demons” suggellano un connubio artistico scintillante. Alle macchine Norman Cook, e al microfono Macy Gray. Dall’hip hop all’elettronica, Macy Gray illumina il beat del nostro super dj, e senza fare hip hop. Il suono è proprio il suo solito funk sintetico, solo che stavolta l’interpretazione dà una rotondità inconsueta alla composizione. I seguaci del Big Beat stanno rabbrividendo, e di quest’album non vorranno sentir più parlare. Peccato.
Nell’insieme un lavoro così può lasciare interdetti. Chi cerca il suono elettronico inglese è meglio che batta altre vie. Per l’hip hop elettronico c’è ben altra offerta, si pensi a Maxim. Cosa succede allora qui, in “Halfway Between the Gutter and the Stars”? Be’, diciamo che lo stile di Fatboy Slim è un’esperienza nuova, e che vale tutto il tempo che gli vorrete dedicare. La categoria ‘elettronica’ è ben suffragata dalle tracce centrali, da “Mad Flava”, “Ya Mama” e “Retox”. Il resto sposa insieme produzioni e voce, produzioni funk e voce soul. “Weapon of Choice” accoglie Bootsy Collins, signore del funky e della disco tra i ’70 e gli ’80. Un po’ di calma verso il finale con Macy Gray e Roger Sanchez. Alla fine, per noi all’ascolto e per la maturazione dell’artista, un album così è una buonissima notizia.