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“Crocevia”, il quarto disco dei La Crus, è una collezione di intepretazioni di diversi autori italiani, da Ennio Morricone ai CCCP, passando per Paolo Conte e Ivano Fossati. Un lavoro assolutamente speciale, non soltanto perché ognuno dei tredici pezzi che lo compongono suona come fosse un brano dei La Crus, ma perché ogni singola canzone è tanto carica di emozioni da esserne irrimediabilmente conquistati. A cominciare dalla splendida “Estate” di Bruno Martino, posta in apertura del disco, con la malinconia che la avvolge, il ritmo languido, l’atmosfera leggera che profuma di bossa nova. E proseguendo per quel capolavoro che è “Pensiero Stupendo”, interpretata insieme a due ospiti d’eccezione: Manuel Agnelli degli Afterhours e Patty Pravo. Assolutamente seducente. Ma ogni canzone splende e affascina. Sarà forse per la cura dei dettagli oppure per gli splendidi arrangiamenti, mai come prima in perfetto equilibrio tra l’essenzialità dei cantautori e l’elettronica. Rispolverando le canzoni, facendole penetrare sotto pelle, ricercandone l’ispirazione. Cantandole come fossero proprie, dimostrando come queste canzoni appartengano davvero ai La Crus. Riportandone alla luce l’essenza più profonda. Così accade a “Tutto fa un po’ male” degli Afterhuors, ipnotica come i Massive Attack più scuri, e a “Un Giorno Dopo L’Altro” di Luigi Tenco, che rivive in tutta la propria profonda inquietudine. Spiccano poi l’intensità e il lirismo della splendida “La Costruzione Di Un Amore” di Fossati e la leggerezza della dolce “L’Illogica Allegria” di Gaber, con Samuele Bersani. Non sono che alcuni significativi esempi. Perché “Crocevia” è un disco da assaporare nel suo insieme, chiudendo gli occhi, lasciandosi cullare, abbandonandosi al mare inquieto delle emozioni evocate.