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Xzibit (si legge Exìbit), non era partito male. Faceva parte della Likwit Crew, quella degli Alkaholiks e di Defari per intenderci. E durante quel periodo aveva prodotto due buoni album. Niente di che, ma due album onesti. Le aspettative per questo terzo album però erano ben altre. L’evento capitale nella carriera artistica di Alvin Joiner (Xzibit appunto) è giunto un paio d’anni fa, con l’interessamento di Dr Dre e della sua Aftermath. Cosa ha avvicinato il buon dottore al giovane Alvin da Detroit? L’ha attirato il talento di lyricist, intanto, e poi il fiuto per gli affari. Dre ha colto Xzibit giusto in tempo per vederlo esplodere.
Dopo la scuola di rap e di businness con gli Alkaholiks, a ‘The X to the Z” serviva una produzione che ne glorificasse le doti. Lo Xzibit di “Restless” è un altro artista, da quello dei due album prima. Uno che ha imparato il rap e che incomincia a farlo girare come è capace. Come ha imparato a partire da “2001”, l’album del ritorno di Dre, che dà a Xzibit l’investitura da mc di rango. In “2001” rappa in un paio di tracce, spartendosi la scena con fuoriclasse come Snoop e Eminem, e non sfigura per niente. Un’altra vetrina mica male è l’”Up in Smoke Tour”, sempre di Dre e con Snoop, Cube e Eminem. Partecipa a qualche data, esibisce rime e carisma, e monta un’attesa soffocante per l’album da solista. Aspettative che non soffocano Xzibit. Il nuovo album è questo “Restless” appunto, pubblicato nel dicembre del 2000, a chiudere l’era della crisalide per Mr Joiner. La crisalide che si scopre farfalla nelle produzioni, appaltate alla nazionale californiana dei dj. Oltre a Dre (executive) e Mel-Men compaiono Erick Sermon (degli EPMD), Soupafly, Dj Quick, Rocwilder, Battle Cat… Una tale ondata di beat ha bisogno di liriche capaci di cavalcarla. Bene, che Xzibit non sfiguri, nel confronto con le produzioni, è già una buona notizia. Le rime reggono, e gli skill da mc di strada (maturati con i Likwit) lo tengono su senza problemi. Anche i feat non fanno paura. Ancora Eminem e Snoop, poi Sermon, Quick, Defari e King Tee, Nate Dogg, Dre stesso, Kokane, Butch Cassidy e sua criminalità KRS-One. Xzibit incrocia il mic con un’armata dell’hip hop, moderno e d’epoca, conservando identità e facendo brillare ancora una volta la costa ovest. Contro chi la dava per spacciata dalla rinascita di New York e dalle nuove scene locali.
Produzioni, rime e guest sembrerebbero fare di “Restless” l’album del secolo. L’album del secolo no, ma un album da possedere senz’altro. Cosa puoi rimproverare a un lavoro come “Restless”? Molti lamentavano proprio una caduta di incisività nei testi. Le liriche avrebbero smesso di scavare fin nell’intimo di Xzibit, come gira gira si lagna Dan Frosh su The Source. Avrebbe rinunciato alla realtà per fingere, Xzibit. A me sembra una forzatura. Le liriche sono per lo meno sopra la media. L’album c’è, l’mc c’è, la produzione è ineccepibile. Un lavoro che consiglierei a chiunque. Okay, non l’album del secolo, ma da avere a tutti i costi. Privo di difetti, e vario. E divertente. Frosh su The Source gli ha dato un 3 e mezzo su cinque. Davvero troppo poco… Comunque se questo è il primo battito d’ali del nuovo Xzibit, varrà la pena stargli dietro. Ancora da Los Angeles, le buone nuove per l’hip hop.
Hot: la quinta “X”, e le ultime due “Sorry I’m Away So Much” e “Loud & Clear”. Sono preferenze personali. Un album così non dovrebbe abbandonare mai il vostro stereo…