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A distanza di due anni dal mini “Slow Riot for New Zero Kanada”, uno dei nomi più prolifici del panorama post-rock torna sulla scena con un album monumentale che ne sintetizza tutte le principali caratteristiche. I Godspeed hanno saputo costruire la triste ed allo stesso tempo splendida colonna sonora alla decadenza urbana ed al collasso del nuovo ordine mondiale: quattro suite lunghissime, assemblaggio di registrazioni e materiale composto durante l’ultimo anno e mezzo, spartite su due cd con allegata una “mappa” per seguire le prodigiose evoluzioni della musica che riesce a catturare l’ascoltatore in tutta la sua più minimale presenza.
Suoni che si susseguono in un sovrapporsi di strumenti ad arco che creano atmosfere quasi orchestrali. Un’evoluzione che da esordi calmi e poetici culmina in violenti sfoghi rumoristi, apici più portentosi e manifesti di un pathos covato durante le monolitiche ouvertures. Ascoltare ad occhi chiusi, al buio della propria stanza “Lift Yr. Skinny Fists…” equivale ad immergersi in un sogno che prende forma lentamente: con la loro presenza i Godspeed vi prendono e vi fanno vivere le più svariate emozioni… paura e dolcezza, nostalgia e tensione…
Ogni traccia è il ritratto di un mondo diverso, un quadro che si scopre lentamente e palesa le fattezze di paesaggi immaginari, quasi alieni, con voci narranti permeate di angoscia accompagnate da archi che creano atmosfere di dolore e solitudine.
I Godspeed concepiscono un modo di tradurre musica in poesia, in emozione come la più lacerante essenza di un mondo abbandonato a se stesso, attraverso un progressivo dinamismo strumentale che culmina in sferzate di adrenalina ogni qualvolta le chitarre si sfogano su linee quasi noise accompagnate dalla corale presenza di basso e batteria.
Se cercate un modo di impiegare due ore di vuoto nella vostra giornata monotona, immergetevi in questa monumentale esperienza musicale… “The Buildings Are Sleeping Now”.