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Premetto: se acquistando il secondo puntuale volume della serie dei live della band norvegese vi aspettate di trovarvi di fronte ad un tipico prodotto indie-rock (quale era il precedente episodio “Roadworks 1” uscito qualche anno fa), resterete spiazzati e dopo il primo ascolto penserete di aver gettato quaranta carte. Ma se il consumatore di musica, amante del sound dei Motorpsycho (come il sottoscritto) entra in un’ottica differente ed aperta all’idea che la sperimentazione di nuove sonorità sia parte integrante della band resterà ben appagato dopo svariati ascolti.
Registrato al Jazzfestival di Kongsberg nel 1995, “Roadworks 2” racchiude quasi ottanta minuti di musica che risente di svariate contaminazioni. Per tale manifestazione Ryan e soci hanno avuto occasione di cimentarsi in una jam-session davvero originale con la connazionale jazz-band The Source, potendo inoltre contare sulla presenza di Death Prod, dando vita ad un concerto che diventa un melange di rock e jazz.
“Grindstone” e la splendida “The Wheel” acquistano una veste del tutto diversa ed occorre un minimo di familiarità con il suono della band (specialmente i primi album) per immergersi totalmente nell’ascolto. Diventa quasi divertente l’ascolto quando le chitarre e il basso dei Motorpsycho dialogano con gli strumenti a fiato dei Source. Il connubio jazz rock va alla grande ed è difficile non emozionarsi ascoltando “The Wheel”: l’atmosfera rarefatta e l’allucinante psichedelia create dai Motorpsycho si sposano perfettamente con le linee jazz dei Source e gli effetti in sottofondo amalgamano in maniera eccellente il tutto.
Da segnalare la traccia “The Dream” che riesce a catturare l’ascoltatore con suoni inebrianti, chitarre impazzite e vorticosi effetti elettronici, fiati al posto giusto e ritmo estremamente coinvolgente.
Un album da ascoltare con attenzione prima di emettere giudizi troppo affrettati. Io, non mi sono pentito di questo acquisto.