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Prodigy of Mobb Deep, conoscete i Mobb Deep? Dal Queens, i due di “Murda Muzik” e “Hell on Earth”… Compagni di strada di Nas, inventori di uno stile newyorkese lirico e melodico, e cattivo, ma questa non è una novità. Bene, se non conoscete i Mobb Deep, vi accosterete sereni a questo lavoro. Altrimenti, tremerete. Si sono sciolti? E cosa farà Prodigy, senza il sound di Havoc? Perché Mobb Deep significa produzioni e rime, produzioni dure e melodiche, e rime cattive e poetiche. Un mix di questo tipo non s’era mai sentito, e finalmente prendeva a funzionare davvero. E ora, finito tutto? No davvero. I Mobb Deep ci sono ancora, e Havoc compare anche in questo “H.N.I.C.”. Quanto a Prodigy, è solo l’altra faccia dei Mobb. Quella intima, quella del ragazzo del ghetto, e quella del rapper di successo. Stavolta parla solo per sé, con le stesse parole, con gli stessi skill.
Anche le produzioni rispettano la tradizione dei Mobb. Alle macchine del suono passano oltre a Havoc Rockwilder, the Alchemist, Myrich, tutti al servizio di Prodigy. Gran giri di piano, persino gli archi (campionati, immagino), con la consueta mitraglia di drums. Una prova esemplare di hardcore e melodia insieme. Sia chiaro, Prodigy non urla mai. Rappa le sue rime in un letto di beat dolci e potenti, parla di ghetto, fa il b-boy arrabbiato, ma lo fa col suo stile. E stavolta presentandosi solo, allo scoperto, via dalla grande casa dei Mobb. Farà specie a chi non se l’aspetti sentire, chessò?, i problemi di un uomo con la malattia (Prodigy è anemico). Non se ne trovano tanti, nell’hip hop. Nell’hip hop del mainstream, poi. Perché Prodigy sarà hardcore, ma combatte nell’hip hop ufficiale, sono anni che non bazzica l’underground. Il suo stile è diventato il sigillo delle possibilità, nell’hip hop. New York e il Queens hanno tutto l’hip hop che puoi volere. Come fare a creare qualcosa di nuovo? Puoi fare come gli Screwball, emergere da sotto, dalle autoproduzioni. O diventare un indie-rap, facendo le tue cose per un’etichetta di soli estimatori. Oppure approdi alla Loud sin dal secondo album, diventi servo del mercato, ti tremano i ginocchi se solo pensi a qualcosa di nuovo, che il tuo pubblico potrebbe non capire, che potrebbe cancellarti dal libro paga dei supercapoccia della musica. I Mobb hanno un linguaggio musicale unico e vincente, stanno alla Loud dal secondo album, gli ultimi due li hanno consacrati. Che cosa gli salta in mente allora di cimentarsi in un azzardo come una prova solista. Han voglia di dire the long awaited solo album. Prodigy solista era una scommessa e un rischio, risolti entrambi con molta classe e tanto tanto talento. E ora che sappiamo che il disco vende, che i Mobb ci saranno ancora, che i Mobb ci sono anche in questo lavoro, sembra tutto facile e naturale.
“H.N.I.C.” (Head Nigga In Charge) è un album rap, non è un album di quelli di “The Fat Of The Land”. Precisazione doverosa. Il singolo che ha preceduto l’uscita è stato “Keep It Thoro”, e anche questa è fatta… Ora, ventidue tracce, con cinque skit, intro e outro non sono poche. In più, una folla alle produzioni e featuring quasi ovunque. Se non si ascolta il disco si potrebbe temere un lavoro disomogeneo, o disordinato almeno. Tutt’altro. Come già detto, la personalità che abbiamo conosciuto con i Mobb dirige le danze, e uniforma le scelte. L’album è omogeneo, ma non noioso. E è anche immediato, da subito morde l’attenzione e se la tiene per tutte e due le decine di tracce. Alterna pezzi battaglieri con altri più riflessivi, anche se alla fine è un album di hardcore schietto. Come l’abbiamo conosciuto a casa dei Mobb Deep. Per finire, un paio di segnalazioni: “You Can Never Feel My Pain”, “Veteran’s Memorial”, “Keep It Thoro”, “Three”. A parte quest’ultimo, sono pezzi senza featuring, dove Prodigy fa tutto da solo. E visto che si tratta di un primo lavoro solista, danno il polso dell’album. Un album da avere, anche se di Mobb Deep non avete mai sentito parlare. Una bella esperienza.