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Per non far confusione, diciamo subito che Rica Amabis è un maschietto, nel caso usaste il metodo alfabetico (quello più usato) per catalogare il vostro materiale discografico. Per la precisione, Rica cresce a San Paolo, una delle grandi metropoli brasiliane. Per un anno lascia la sua città, partendo per New York, dove studia come ingegnere del suono. Tornato in patria pieno di conoscenze tecniche e di nuove influenze carpite nella Big Apple, Amabis si improvvisa (con successo) produttore di diversi artisti del suo meraviglioso paese, fra i quali segnaliamo SP Funk, Otto, Los Sea Dux, Andrea Marquee, Naçao Zunti e Walter Franco.
Forte di queste numerose e politematiche esperienze, l’artista si ritiene pronto per affrontare il mercato discografico con il suo nome, delegando le faccende di produzione a Mauricio Tagliari. “Sambadelic” è un titolo azzeccato e la foto di copertina è bellissima. Il contenuto è buono, senza esagerare: un’elegante fusione di stili tenuti assieme da un tappeto elettronico di ritmiche drum’n’bass. Naturalmente non mancano le grandi scuole tradizionali brasiliane, dal samba alla bossanova fino alla tropicalia. Qua e là si rintracciano tocchi di Mangue Beat, di Hip Hop e perfino di House Music, resuscitata eccellente di fine anno 2000. Di rigore i samples, in questo caso tratti da “Umbabauma” di Jorge Ben (“Uba’”), da “Marcio Leonardo e Telmo” di Tim Maia e da “Perder e ganhar” di Paulinho Da Viola. “Sambadelic” è un album rilassante, ottimamente prodotto, adattissimo per le dancefloors di inizio millennio, dove il french sound en vogue può venire eguagliato dall’innata eleganza brasileira. Il pezzo migliore? “Marcio Leonardo e Telmo”.